Se penso a me, ragazzina svogliata e costretta quasi per forza a cercar funghi per le Dolomiti in settembre, accodata a genitori e amici di genitori la cui vista di un solo porcino era pari alla scoperta del sacro Graal, stento a credere che a tagliare il traguardo di Cortina il 29 giugno scorso, dopo 120 km e 5800 mt di salita, sia stata proprio io.
Nel mezzo c’è un’escalation di sport vari, fino a far diventare le mie gambe, restie alla corsa fino ai 34-35 anni, calamitate dal su e giù di uno degli sport più belli al mondo, il trailrunning.
Pochissime gare all’attivo confronto agli “addetti ai lavori”; ma sufficienti a prendere punti per tentare una delle più belle in Italia, la Lavaredo Ultra Trail.
La prima volta (2017) ho tastato il terreno diciamo… Ritirata al 95º. Troppo lenta, troppo male alle ginocchia, troppo temporale in arrivo sulla cresta!
La seconda volta, trepidante e con la voglia di chiudere la partita dell’anno prima, finisco benone, in 26 ore e 23 minuti.
Abbastanza lenta sul finale, causa stanchezza del solito ginocchio e forse anche stanchezza ammucchiata in due mesi da un mezzo ironman e da un’altra ultra.
La terza… (si vede che non avevo capito bene come si fa a tener duro…) il mio capolavoro!
Finalmente riesco ad arrivare al traguardo dopo 24 ore e 27’, regolare e solida… con Cortina in festa… la gente ancora sveglia!
Io abito al mare, a Riccione. Allenarsi a certe gare davvero prevede un impegno notevole per cercare dislivelli e talvolta falsarli in palestra allenando i muscoli coinvolti.
Io sono fortunata però, perché ho accanto chi ha esperienza da vendere, chi mastica resistenza fisica come noccioline e conosce tutte le strategie per resistere a caldo, freddo, vento, cali glicemici, sconforto…
Ma soprattutto conosce me. Stefano Gregoretti ha avuto molto tempo durante le nostre uscite e molta pazienza per lavorare sui miei punti deboli (fisici) e per farmi assorbire la sua grande tenacia.
E quest’anno oltre a farmi un gran bel regalo per me stessa con la mia prestazione, l’ho fatto anche a lui ne sono sicura.
Regalo un po’ da masochisti in verità!! Nelle ore centrali del sabato, col sole a piombo e millemila gradi in Val Travenanzes credo di essermi ripetuta a voce alta almeno 50 volte MAI PIÙ UNA FATICA COSÌ
Certo… le mie 24 ore (tempo max 30 ore) contro le 15 della prima donna possono anche far ridere…
Ma mi dicono, per un amatoriale sia un tempo di tutto rispetto
L’etá ve la dico forse nella prossima puntata!!!
Comunque pensavo all’importanza di avere il mio “maestro” di corsa sempre nei pensieri con i suoi insegnamenti, e fisicamente con me nei due punti finali di assistenza; Col Gallina e Passo Giau.
Sapeva bene cosa mi andava, quanto potevo star ferma, come rivolgersi a me. In una gara ultra l’aspetto emozionale-emotivo è importantissimo.
A volte ti sovrasta, altre lo zittisci appena in tempo. I giorni dopo ti accompagna ovunque…
Mica è vero che l’aspetto mentale è fondamentale!
Lo alleni di conseguenza, ma senza adeguata preparazione fisica alla fine ti fai male.
Potrai trascinarti al traguardo ed esserne anche contento, ma il fisico va rispettato, a mio parere. Perché è grazie a lui e alla cura che ne abbiamo che riusciremo a vivere ancora un miliardo di emozioni.
Nello sport e nella vita!
Laura galli