Quando arrivi al punto in cui conosci perfettamente il suo passo, la respirazione, il recupero e le strategie che mette in atto. Quando non hai più bisogno di fargli domande e sei consapevole che la condivisione di un percorso inizia molto prima della linea di partenza. Nella vita accade poche volte e anche quando ne sei consapevole le cose non vanno come dovrebbero e capita che parli con un voce al singolare.
È nello sport che avviene il miracolo, è quando condividi con una persona questo pezzo di esistenza posta liberamente in salita che tutto è al plurale. Non si capisce bene il perché ma è così. Molti dicono che la fatica sia liberatoria di un sisma interiore che ti fortifica l’anima, ti fa essere accordo perfetto con una sola persona.
Gioire e soffrire sono le dinamiche che lo sport eleva più di ogni altra esperienza. In questi anni abbiamo imparato a condividere tutto anche con chi non sa nulla di noi, ma che di noi conosce ogni singola molecola di fatica provata in gara. Come dico spesso, sarebbe bello se nella vita ci potessimo comprendere come quando ci incrociamo sul percorso di una maratona: sai esattamente cosa sto provando io, così come lo stai provando tu.
I social network ci hanno condotto dentro pezzi di esistenze, abbiamo gioito e sofferto per le storie quotidiane di migliaia di amici che a volte non abbiamo mai visto. Nell’ultimo anno ho conosciuto persone che, giorno dopo giorno, sono diventate un tratto della vita sportiva che conduciamo al di qua del monitor, amici che della socialità hanno fatto un loro modo di vivere lo sport e non solo.
Michela e Federico sono due triatleti molto bravi. Li conoscono in tanti e in gara non passano inosservati. Ogni cosa che fanno, che sia sulla bici, in acqua o correndo, la fanno come dovrebbe essere condivisa: fregandosene di tutto, provando ad essere sinceri prima di tutto verso se stessi.
Il loro approccio è dissacrante e rispettoso delle regole del gioco dall’altro. Consapevoli che la visibilità porta anche tanta incredulità prima e purtroppo, a volte, a inutili rivalità e incomprensioni dopo. Ma se sei una persona stabile e matura puoi giocare con tutti, rimanendo forte e sincero.
Certo è facile direte per loro essere coppia, spalla l’uno dell’altro e stimolo quotidiano, sono belli, atletici e vanno forte. Ma a me non importa cosa pensa la gente, a me interessa sapere che sono esattamente come li vedo e per questo mi sono sempre piaciuti, voglio un po’ sognare e sperare che sia tutto come vedo dal mio smart phone. Perché sono l’espressione di come si arriva a vivere una passione in due senza filtri e senza schemi. Michela e Federico sono così come li vedi attraverso il buco della serratura di un social network.
La storia non cambia quando vanno in un’altra “stanza”, se litigano e si lanciano i piatti e stanno lontani, e tirano giù il mondo per una cosa che non va o perché ti svegli che sei un orso e non parli prima delle 11.00 di mattina. Perché la vita è questa per fortuna, non solo sorrisi e baci. Non serve andare oltre il social network perché lo proviamo tutti, ogni giorno.
Facciamo vedere ciò che gli altri vogliono vedere di noi, a volte siamo ciò che gli altri si aspettano da noi. Facciamo bene a sorridere davanti alla felicità altrui. Qualsiasi sia il motivo che la generi. Che sia il Passo Giau fatto in un’alba di agosto con la tua compagna accanto o la spesa al market sotto casa.
Allora dovremmo imparare a vivere più equilibrati, accettando le sconfitte le discussioni e farci una risata al mattino presto davanti un allenamento in bici sul lungo mare di Viareggio o alla pila di piatti in cucina che non è stata lavata.
Nella vita parlare al plurale non è facile, ci sono persone che non sanno esprimere i loro sentimenti, che si chiudono in inutili capricci o egoismi figli di insicurezze. Ma essere coppia è come stare nella staffetta 4×100, il risultato del primo passaggio di testimone è importante come l’ultimo che taglia il traguardo. Nessuno è fuori dalla gara.
Essere coppia è tutto qui: uno sguardo, occhi negli occhi prima di entrare in acqua dalla partenza di un Iron man, un passaggio di borraccia in salita e l’abbraccio sul finale della maratona.
È la vita amici miei, bella, faticosa e unicamente perfetta.