La Squadra Olimpica dei Rifugiati del CIO ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 simbolo di speranza

La squadra Olimpica dei Rifugiati del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) rappresenta un simbolo di speranza e unità internazionale.

Ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, questa squadra ispirerà il mondo intero a testimonianza di come lo sport sia uno strumento di inclusione.

La Genesi della squadra Olimpica dei rifugiati

La Squadra Olimpica dei Rifugiati è stata istituita dal CIO per la prima volta in occasione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016.

L’iniziativa è nata dalla volontà di dare una piattaforma agli atleti che, a causa di conflitti o persecuzioni, sono stati costretti a lasciare i loro paesi d’origine. Il successo e l’accoglienza positiva di questa squadra hanno portato il CIO a riproporla nei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e, ora, a Parigi 2024.

La Composizione della Squadra per Parigi 2024

La squadra di Parigi 2024 è composta da atleti provenienti da diverse nazioni e background, tutti uniti da storie di fuga e speranza. Gli atleti sono selezionati non solo per le loro abilità sportive, ma anche per le loro storie di vita, che rappresentano il coraggio e la determinazione.

Tra i membri della squadra c’è Tachlowini, fuggito dall’insicurezza del suo paese l’Eritrea quando aveva solo 12 anni con il suo amico di 13 anni.

Da lì, trascorse del tempo in Etiopia e in Sudan prima di intraprendere il pericoloso viaggio attraverso il Sinai verso Israele.

Ricorda che il suo amico gli insegnò un trucco imparato da suo padre: quando dormivano, si toglievano le scarpe e le lasciavano rivolte nella direzione di marcia in modo che quando si svegliavano la mattina dopo, non perdessero la strada.

Una volta raggiunto Israele, ha trascorso del tempo in detenzione prima di essere mandato in una scuola a Hadera, dove ha incontrato il suo allenatore di atletica leggera. Sono passati otto anni dall’ultima volta che ha visto la famiglia che si è lasciato alle spalle.

Nel 2020, ha raggiunto il limite A mondiale nella maratona con 2.10.55 alla Agmon Hahula Marathon, rendendolo idoneo a competere a Tokyo 2020. Durante i Giochi Olimpici, ha corso una gara straordinaria, finendo 16° in 2.14.02.

È stato il portabandiera della squadra olimpica dei rifugiati del CIO, insieme a Yusra Mardini.

La squadra dei rifugiati durante la cerimonia inaugurale allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro (Richard Heathcote/Getty Images)

L’Impatto e il significato

La presenza della Squadra Olimpica dei Rifugiati ai Giochi di Parigi 2024 va oltre le prestazioni sportive. Questa squadra è una potente dichiarazione contro la discriminazione e a favore dell’inclusione. Ogni atleta rappresenta milioni di rifugiati nel mondo, portando al centro della scena internazionale le loro storie e le loro sfide.

L’iniziativa ha ricevuto ampi consensi a livello globale, sottolineando l’importanza di creare opportunità per tutti, indipendentemente dalle circostanze personali. La partecipazione della squadra contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni relative ai rifugiati e a promuovere un messaggio di solidarietà e pace.

Il Ruolo del CIO e dei Partner

Il CIO, insieme a diverse organizzazioni internazionali e governi, ha lavorato instancabilmente per supportare questi atleti, fornendo loro le risorse necessarie per competere ai massimi livelli. Strumenti come il programma Olympic Solidarity sono stati fondamentali per offrire borse di studio, allenamenti e supporto logistico agli atleti rifugiati.

La Squadra Olimpica dei Rifugiati del CIO ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 non è solo una squadra sportiva; è un faro di speranza e un potente strumento di supporto per i diritti dei rifugiati.

Attraverso le loro storie e le loro performance, questi atleti ci ricordano il potere dello sport nel promuovere la pace e l’inclusione.

Mentre ci prepariamo a celebrare i Giochi di Parigi, la presenza di questa squadra ci ispira a costruire un mondo più accogliente e inclusivo per tutti.

La squadra dei rifugiati durante la cerimonia inaugurale allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro (Richard Heathcote/Getty Images)