Non serve la forza contro un muro, la storia di Elnaz Rekabi

“Nell’arrampicata sportiva le donne sono più agevolate”.

Mi hanno sempre detto così gli istruttori dei corsi a cui ho preso parte fino ad oggi.

La forza, sottolineavano, non sempre serve per arrivare a chiudere una via, ovvero per arrivare in cima a una parete.

Come dargli torto, vederle muoversi tra prese e appoggi, le donne a volte  sembrano eseguire una coreografia di un balletto in assenza di peso.

Le ragioni sono di natura fisiologica, dovute al fatto che hanno una maggior agilità, capacità di tenere il bacino vicino alla parete e flessibilità nella parte bassa del corpo.

Nell’arrampicata sportiva le braccia sono più un appiglio che un gancio per “trazionare” e salire, in pratica, il lavoro più importante lo fanno gli arti inferiori.

Insomma quando sei in falesia la forza a volte puoi lasciarla stare.

Le gambe e l’elasticità, la capacità di adattamento, l’intuizione di spostare peso e le idee dove è meglio, fanno la differenza.

Sarà stato proprio questo il pensiero di Elnaz Rekabi quando, domenica mattina, è stata chiamata per il suo turno ai Campionati asiatici di arrampicata sportiva di Seul.

Elnaz è un’atleta molto forte che compete per il suo paese, l’Iran e che da lunedì non si hanno più sue notizie.

Il motivo è dovuto al fatto che al turno di gara si era presentata senza il velo islamico e questo al regime non è piaciuto.

Il suo gesto era stato condiviso da tante persone sui social come esempio del movimento di protesta e di liberazione femminile.

La forza non serve contro un muro, lo stesso che disciplina la vita di milioni di persone in Iran, un limite insuperabile che adesso le donne di quel paese stanno rifiutando.

Nell’arrampicata sportiva i gradi di difficoltà sono misurati dalla capacità di un atleta di affrontare e superare un parete, così facendo siamo arrivati al grado 9c di difficoltà, strutture che fino a qualche anno fa non erano impensabili e che a vederle mettevano paura, oggi c’è chi è in grado di “chiuderle”.

E se Elnaz avesse voluto fare lo stesso?

“Voi non siete insormontabili, siete una montagna che presto supereremo. Le donne non possono sottostare a leggi scritte da Uomini, amministrate da Uomini e cosa peggiore imposte con la violenza di Uomini.”

Elnaz Rekabi è un gigante davanti a pareti che ancora nessuno ha mai affrontato e solo con la sua agilità, la sua intelligenza ha fatto sentire il grido di dolore di milioni di donne come lei.

Lo sport è da sempre un baluardo a difesa della libertà in tutto il mondo e le donne sono il seme da cui germogliano le idee migliori, i gesti assoluti e perfetti come la vita e la sua difesa.

Tramite il tuo profilo Instagram hai chiesto scusa di quel gesto, ma sappiamo bene che non sono parole tue.

Sei una montagna e noi ti vorremmo solo “fare sicurezza”, “bloccando” il dolore e calandoti vincitrice da quella parete che insieme ad altre donne come te state affrontando.

Un gesto all’apparenza semplice e scontato nella nostra visione dello sport ma che ha levato il velo, ancora una volta, su una dittatura senza ragione.

Grazie Elnaz

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso