A decorrere dal 2005, il 10 febbraio di ogni anno, si commemorano i massacri delle foibe e l’esodo delle popolazioni giuliane e dalmate.
E’ il “Giorno del ricordo” che anche i podisti – ad iniziativa dell’Atletica ASI – celebrano con una gara competitiva sulla distanza del 10 Km, dalle parti della Città militare della Cecchignola. In alternativa – ma priva dell’afflato ideale – una “Corri Fregene” declinata su più metriche.
Temendo la pioggia, ho optato per la prima delle due iniziativa, anche perché supportata tecnicamente dal mio Gruppo, ma – paradossalmente – non rammentavo affatto un percorso (così) faticoso. Si vede che, in passato, le energie erano ben altre, comprese quelle intellettuali.
Ed ecco i ricordi affiorare come, ad esempio, quelli collegati al servizio di leva che, ormai, si perde nella notte dei tempi, e…

La memoria è costituta da frammenti di vita ma per diventare ricordi, occorre che vengano “ricostruiti” (più o meno fedelmente) e costituiscono il nostro personale universo di riferimento. La memoria (e, poi, il ricordo) è anche collettiva e disegna un universo più ampio nel quale prende corpo la nostra propensione all’immortalità.
Due aspetti, diversi, che si completano. Da un lato “chi” siamo noi, sulla base dei nostri ricordi e di quello che, con la loro elaborazione, crea l’insieme di legami che forniscono un ‘senso’ a tutto ciò che viviamo nel presente; dall’altra parte, l’arricchimento – collettivamente inteso – tratto dalle vite di quanti ci hanno preceduto, per segnare la strada a quelli che verranno dopo di noi. Le iscrizioni, le targhe, le lapidi ed ogni forma di iscrizione ci circondano e, nel bene o nel male, ci guardano affinché noi guardiamo quello che c’è dietro di loro.
Torna il tema dell’immortalità. Nel nostro piccolo o grande che sia vivremo finché qualcuno ricorderà.
Questi spunti, fin troppo scolastici – ne convengo – sono nati per un accadimento avvenuto alla fine della gara. L’incontro con la Tenera Marras, scomparsa dal radar da anni, ha risvegliato piccole cose divertenti (e grandi cose complicate), assieme all’affetto di quanti, in un certo momento, si vedevano ogni domenica. Restiamo a guardia dei ricordi, sperando di non vederli svanire…
“Il ricordo è il tessuto dell’identità.” (Nelson Mandela)
