La corsa che mi ha salvato mentre il mondo stava cambiando

No, non esco più allalba. Lestate è praticamente finita e a me piace gironzolare per Central Park alle 8 di mattina. Laria fresca accarezza le braccia e le gambe scoperte mentre passo sul mio ponte. Il mio ponte dei desideri. Quello con il parapetto che sembra un ricamo elegante, fine, delicato. Il mio ponte di merletto.

Gli alberi stanno per colorarsi di autunno. Gli scoiattoli frusciano nelle foglie mentre fuori dal parco tutto si muove a mille allora.

Alle 11.00 ho quella riunione importante alla North Tower. Ho tempo. Faccio in tempo a finire i miei 15km, fare la doccia ed arrivare al 96esimo piano. Non mi abituerò mai a questi edifici così alti esattamente come non mi abituerò mai a misurare le mie corse in miglia. Sono dannatamente europea e questo non cambierà, vivessi in questo paese 100 anni.

Le foglie e lo sterrato scricchiolano e frusciano sotto i miei piedi. Ascolto il respiro affannoso e ritmico che si mescola con il rumore delle scarpe. Sto imparando a sentire il ritmo dei piedi e nella testa sono come un metronomo. Una volta provavo fastidio ad ascoltarmi e volevo solo la musica. Principiante. Ma cos’è?

Un rumore fortissimo quasi mi stordisce, tra gli alberi unombra, un boato.

Silenzio.

Sembrava un aereo, ma non è possibile.

Nel centro di New York? Impossibile.

Gli uccellini hanno smesso di cantare, tutto è fermo. Il tempo è fermo. Ho paura a stare qui, devo muovermi, devo capire cosa sta succedendo. Esco dal parco sulla 59esima e mi incammino per la Settima, voglio arrivare a Times Square.

La gente intorno a me è smarrita e non sembra saperne più di me. Il cielo sta diventando sempre più grigio, ma non capisco, il meteo dava sole stamattina.

Deve essere successo qualcosa di grosso, deve essere scoppiato qualcosa, forse una fuga di gas, ma è possibile che quel rumore così forteno. Non può essere. Forse una bomba. Un attentato. No, altrimenti quellombra sul parco. No. Non può essere. Non voglio avvicinarmi, ma casa è proprio in quella direzione, è inevitabile. Comincio ad aver paura. I volti che mi circondano non sono più attoniti ma spaventati.

Un altro boato risuona come mille bombe che esplodono insieme.

Sento la gente pronunciare sempre più spesso le parole under attack. Attentato. E adesso? Che faccio? Dove vado? Più mi muovo verso sud e più lo scenario si fa surreale. Il cielo è sempre più scuro. Sento il suono di mille sirene. Il cuore mi salta in gola e ho freddo. Quel senso di freddo che solo una paura profonda può generare.

Piove cenere. Una pioggia grigia ricopre le strade, i marciapiedi, la gente. Il mondo improvvisamente ha perso tutti i suoi colori ed è diventato una fotografia in bianco e nero il cui soggetto è una folla che urla, piange, fugge e cerca riparo.

Non si cammina oltre. I vigili del fuoco fermano ogni persona o macchina o mezzo che non sia di soccorso che tenta di andare verso Lower Manhattan. Sono ferma. In pantaloncini e canottiera. Completamente sola mentre intorno a me sembrano calare le tenebre dellApocalisse.

Arrivano le prime notizie, mentre ci allontanano insieme alla gente sfollata dalle zone adiacenti il World Trade Center, qualcuno racconta cosa ha visto.

A distanza di circa un quarto dora luno dallaltro, due aerei si sono schiantati sul World Trade Center. La parte superiore degli edifici è in fiamme avvolta in un fumo nero e denso. Saranno tutti morti.

Invece no. Una donna racconta di aver visto persone che, nel tentativo di non morire soffocate o bruciate vive, ciondolavano fuori dalle finestre a oltre 300m dal suolo.

Mi rifugio in un bar, chiedo un caffè e mi siedo su uno sgabello. Una tv accesa mostra le immagini dellaccaduto. Lombra che avevo visto era un aereo di linea che solcava il cielo di Manhattan per infrangersi sul World Trade Center.

Un brivido sotto pelle la fa accapponare. Stavolta non è laria fresca del mattino. Stavolta è terrore. Le immagini continuano ad alternarsi mentre sotto scorre una striscia con tante parole in fila. Ne distinguo selettivamente tre. Under Attack” “highjacking” “terrorism.

Vedo filmati di gente che si lancia dalle finestre. Volano giù come pupazzi inanimati. Invece unanima ce lhanno. Straziata dal terrore improvviso, senza via di uscita. Senza un tasto Ctrl Z che ti permetta di tornare indietro. Unanima volata verso la sola via di uscita. Il cielo.

In un attimo una tranquilla mattina di inizio settembre diventa un girone dantesco. Gli uccellini del parco sono diventati sirene dei vigili del fuoco, il profumo degli alberi ha lasciato il posto allodore acre di bruciato, la brina del mattino è una pioggia di cenere, la mia anima è un foglio di carta che brucia nel vento in caduta libera.

Ventanni.

Ventanni fa ho scoperto quanto male può fare luomo alluomo.

Ventanni fa la mia vita è rimasta segnata per sempre.

Ventanni fa Dio ha voluto che io non fossi lì.

Ludmilla Sanfelice
Un giorno senza sorriso è un giorno perso. Non importa quanti pesi portiate sulle spalle, la vita è un battito di ciglia e va vissuta in ogni istante. Come l’ho scoperto? Allacciando le scarpe e cominciando a correre. Run Lud Run! Ogni giorno una nuova storia aspetta di essere raccontata.