Julia Khvasechko dal cancro alle 300 maratone corse

Julia Khvasechko non era una maratoneta prima, ma ha cambiato stile di vita dopo che le è stato diagnosticato un raro tumore al cervello all’età di 24 anni.

Era il 7 novembre del 1999, quando, costretta su una sedia al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, vede tanta gente affacciata alle finestre. Presa dalla curiosità si avvicina a guardare e vede un fiume di runner, era la sua prima Maratona di New York, non ne aveva mai vista una, non sapeva neanche che esistesse.

Quella visione innesca in lei una scintilla, un desiderio ardente: essere un giorno una di loro.

Ma prima di realizzare il suo sogno, Julia Khvasechko ha dovuto imparare a camminare di nuovo, il suo obiettivo era davvero una sfida contro se stessa. Doveva riacquistare le sue forze e all’inizio non è stato per niente facile. Camminare e porsi dei piccoli obiettivi per arrivare a correre.

È così importante avere obiettivi che sono appena al di fuori della tua portata, è un modo per continuare a diventare più forte, fino a quando, un giorno, semplicemente, lo diventi”.

“Il giorno in cui sono stata in grado di correre l’intero giro da sei miglia a Central Park, sapevo di essere pronta. Mi sono allenata per la mia prima maratona per sei mesi, dedicandomi completamente ad essa, mentre la raccolta fondi per l’ospedale che mi aveva salvato la vita cresceva”.

Ma prima di arrivare a correrla bisognava completare il programma 9 + 1+1 del NYRR: partecipare e finire nove gare di qualificazione organizzate da New York Road Runners (NYRR) in un anno solare. Ma oltre a correre le nove gare fare anche volontariato.

Il suo esordio alla Maratona di New York avviene nel 2007, correndo per Fred’s Team e raccogliendo fondi proprio per il Memorial Sloan Kettering, l’ospedale che l’aveva curata e riabilitata.

Superare l’ospedale sulla First Avenue alzare gli occhi e guardare quelle finestre, provare un senso di gratitudine enorme, una grande emozione oltre che una forte motivazione a continuare a correre e raccogliere fondi.

Julia con Marco Mannucci alla Maratona di Berlino

Cosa ha significato per lei quella maratona? E’ stato il traguardo della rinascita, uno dei tanti traguardi che Julia è riuscita a raggiungere.

E sì perché da quel momento, non si è più fermata. Ha corso la bellezza di 300 maratone, ( la sua 300 esima maratona corsa il 5 novembre scorso a New York ) ma non lo ha fatto da sola, perché proprio grazie alla corsa ha conosciuto suo marito. Insieme hanno corso almeno una maratona in ogni stato.

“Dopo sei anni di corse, le maratone sono diventate meno una sfida. Volevo trovare un modo per alzare la posta, volevo diventare un pacer della maratona.”

E così è stato: nel 2011 la sua prima maratona da pacer a Las Vegas. E proprio lo scorso anno ha partecipato come pacer alla maratona di Roma.

Quest’anno? Sarà di nuovo presente a Roma su quella linea di partenza ad accompagnare altri aspiranti maratoneti.

“Quella di Roma sarà la maratona numero 304 della mia vita. e farlo a Roma dove adoro camminare e fare il gladiatore in questa città eterna è bellissimo” – ci ha detto in questi giorni in cui l’abbiamo raggiunta al telefono.

“Oggi, mentre corro maratone e aiuto altri maratoneti a correre per raggiungere le linee di arrivo, so che sto restituendo qualcosa in modo significativo.”

Grazie Julia ci vedremo il 17 marzo a Roma.

Julia con Federica Romano la responsabile dei pacer alla Run Rome the Marathon
Dominga Scalisi
Runner che ama correre, scoprire nuovi percorsi, conoscere persone e raccontare storie…Amo lo sport e non ho paura di andare e guardare oltre: oltre il tempo, oltre le apparenze, oltre le distanze…