Il running è (finalmente) per tutte le taglie

Sempre più spesso i grandi brand di running nelle loro campagne pubblicitarie, in particolare sui social, mostrano atleti normali e per normali intendiamo gente come noi, non fit, non cool, non da spot.

Cosa sta succedendo nel mondo del marketing sportivo?

Abbiamo provato ad capire il fenomeno nella nuova puntata di Runation 451

Marco Raffaelli e Simone Cellini si sono posti la domanda: “ma veramente i campioni che vendono siamo diventati noi?”

I campioni non siamo noi, poiché a loro non li tocca nessuno, la verità è che i brand stanno capendo che chi sceglie, compra e usa è gente come noi, alti, bassi, magri, in sovrappeso.

Inoltre, per quanto negli spot ci sono persone anche di taglie forti, c’è soprattutto un messaggio di inclusività, che da una parte oggi è un po’ di moda farlo, in quanto fornisce un’immagine dell’azienda positiva, dall’altra in un momento in cui ci sono guerre, divisioni, in un mondo polarizzato dove il razzismo non dà tregua, questo approccio serve come il pane.

La verità è che lo sport serve a farci stare bene, meglio, e il risultato più desiderato da tutti è ottenere un traguardo tangibile, in strada e spesso anche davanti allo specchio. Molte persone iniziano a correre per dimagrire, per stare meglio e in salute, e forse sta proprio qui la nuova politica commerciale delle case di produzione.

In questi ultimi anni hanno mosso un movimento crescente, ricolto all’inclusività e la diversità nel settore della moda e della modellistica, inclusa una rappresentazione più ampia delle forme e delle dimensioni del corpo, paga.

Ciò ha portato ad un aumento della visibilità delle modelle e i modelli curvy, così come di varie corporature, sia nella moda che nello sport.

C’è da notare che le forme e le dimensioni del corpo variano ampiamente e la percezione della bellezza di ognuno è soggettiva.

Abbracciare la diversità e promuovere la positività corporea implica apprezzare e rispettare diversi tipi di corpo. Sta cambiando anche il modello di estetica femminile e maschile.  Nel settore dello sport, c’è stato uno sforzo per mettere in mostra atleti di tutte le taglie, evidenziando la loro forza, l’atletismo e la dedizione piuttosto che aderire a un ideale corporeo specifico.

Questo cambiamento di prospettiva ha aperto opportunità per le modelle e modelli oversize di partecipare a campagne legate allo sport, promozioni di abbigliamento sportivo e contenuti relativi al fitness.

Volendo contestualizzare da quando il settore dello sport si è sforzato di mostrare gli atleti di tutte le forme e dimensioni?

Da quando i marchi e i designer hanno capito l’importanza di riflettere una rappresentazione più realistica e diversificata della popolazione, e questo si estende alla modellazione di abbigliamento sportivo.

L’obiettivo è promuovere la positività del corpo e ispirare le persone, con tutti i tipi di corpo, a impegnarsi in attività fisica e abbracciare uno stile di vita sano.

Anche se non è tutto oro quel che luccica, sono stati compiuti progressi, e c’è ancora del lavoro da fare nel settore moda e sport per garantire la continua inclusività e rappresentazione.

Tuttavia, la maggiore visibilità dei modelli e modelle diversi nelle misure nel mondo dello sport e della moda è un passo positivo verso la rottura degli standard di bellezza tradizionali e la promozione di una definizione più inclusiva di bellezza e atletismo.

In passato molte donne non correvano per vergogna e anche diversi uomini non in forma, ora grazie a quelli che se ne sono fregati e grazie anche a queste campagne, i problemi se ne fanno meno.

Però c’è un però.

Dell’estetica non ce ne frega niente, ma non facciamo passare il messaggio che essere sovrappeso, fortemente in sovrappeso, vada bene. Come non lo è essere molto sottopeso. Perché diventa una questione di salute. Qualche chilo in più è benedetto, portiamocelo dietro se non ci dà problemi, ma solo se non ci dà problemi.

Ascolta la puntata da mercoledì 7 febbraio

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