Il Runner amatoriale è essenzialmente un solitario, uno che per capire fino in fondo quanta fatica riesce a sopportare si deve sbattere ogni giorno all’alba su strade solitarie e periferiche di città.
Eppure, ci sono momenti in cui è costretto ad alzare la testa e andare con lo sguardo oltre le sue idiosincrasie e lo fa per dimostrare quanto vale nonostante la sua condizione atletica è tutt’altro che ottimale.
Uno di questi momenti si verifica quando incrocia un altro runner, uno che sta facendo la stessa cosa: correre, magari in direzione opposta o sulla stessa traiettoria.
E le situazioni, però, non sono affatto tutte equivalenti.
Se il malcapitato ha la sfortuna di andare nella sua stessa direzione, a un passo più lento del nostro prode podista, ecco che subirà una “sverniciata” come ormai solo lui ama definire il sorpasso, in un’espressione poco inclusiva, ma che si palesa con espressione tronfia come se avesse vinto la corsa del fagiolo scorreggione.
La situazione opposta, però, è ancora più interessante, ed è quando il nostro genio del running incontra un altro o un’altra podista (come potete immaginare il confronto non è proprio uguale) dove la prossemica del nostro runner in brache e canotta è così esplicita: petto in fuori, talloni alti, passo raddoppiato e sorriso appena accennato, braccia basse e respiro corto ma sostenuto come se avesse finito 18×1000 a 3’20 ma a un metro dal collasso in stile Dorando Petri a Londra 1908.
Insomma, se domani mattina avrete la sfortuna di incontrare uno così non fateci caso, salutatelo come si fa con una persona cara, e siate pazienti perché tanto volergli bene è molto più facile che farsi superare.