Quando ti sta per scadere il certificato medico sportivo, la tua situazione atletica è pronta a subire un duro colpo a fronte della mitologica prova sotto sforzo.
Ti sei allenato negli ultimi due mesi, consapevole che da quei 4 minuti dipenderà un’intera stagione.
Ogni volta che sei seduto sulla cyclette del medico rimpiangi quando rifiutasti di comprare la bici da strada di tuo cugino per le scarrozzate con gli amici in collina e così eccoti che sbuffi, sudi, imprechi e ti rendi conto che il tempo è la misura più relativa dell’universo.
I 4 minuti sotto sforzo diventano 40 minuti.
A ridosso della fine del test la resistenza alla pedalata tende ad aumentare e il tuo cuore sta per scoppiare. Ti aggrappi al manubrio come Gimondi sul Mortirolo. Tiri giù tutti i santi del Cervino e implori una pausa per bere.
Intorno a te hai fatto la chiazza di sudore, gli elettrodi per la misurazione del battito cardiaco si sono quasi tutti staccati, il medico è sconsolato e sfranto.
Dalla sua scrivania sta leggendo il tracciato del tuo elettrocardiogramma che fa pari con la spirometria. Un dramma!
Così una domanda riecheggia nell’eternità atletica.
“MA PERCHÉ LEI VUOLE CONTINUARE A FARE MARATONE?”
Lo guardi negli occhi, tiri fuori la risposta migliore del mondo e lui senza neanche ricambiare lo sguardo firma il certificato medico e ti manda via come fece il professore di diritto commerciale dopo che ti presentasti al suo cospetto per la 4° volta e lo passasti con un mediocre ventuno.
Il tuo ritorno a casa è raggiante, tronfio di felicità e con il certificato ancora in mano, cogli l’occasione per stappare quel lambrusco con il tappo a vite che aspettava il momento migliore per essere bevuto.
La chat della squadra è silenziosa sei solo tu a scrivere che domenica farai valere la tua quota in gara.
Solo l’amico del cuore ti scrive in privato, con fare tenero e accogliente ti ricorda che sono ormai otto anni che in classifica sociale arrivi ultimo e che non c’è modo di farti risalire la china.
Dopo il quarto bicchiere di lambrusco sei in finestra che ripensi alla giornata, impegnativa e faticosa e ti tornano in mente le parole del medico dopo la tua prova sotto sforzo
“Ma perché lei vuole continuare a fare maratone?”
Solo per un secondo accenni a una reazione intelligente, sperando di dare ragione alla scienza, ma dura poco perché con la testa sei già a domenica mattina alla gara, agli amici, alle chiacchiere nel dopo gara.
Un’unica certezza ti fa andare a dormire sereno ed è che il prossimo anno servirà trovare un nuovo medico per l’ennesimo rinnovo al limite delle palpitazioni.
Buona visita a tutti e fatela sempre mi raccomando.