“Era una notte lunga e tempestosa”
Molte storie di avventura e mistero iniziano così e anche la nostra avvenuta sulle strade tra la Toscana e l’Emilia ha avuto un prologo simile.
A dire il vero era iniziata molto tempo prima, quando venne in mente a me, Marco e Stefano, di tentare di correre la 100 chilometri del Passatore.
Correre una maratona è già di per sè un’impresa impegnativa, richiede dedizione, perseveranza e, perché no, una sana dose di incoscienza.
Il nostro Passatore è stata una magnifica follia.
La madre, e anche il padre, di tutte le 100 chilometri, una gara che collega Firenze, da dove si parte, a Faenza, punto d’arrivo.
Sarà che non essendoci un tempo limite ormai è diventata una prova alla portata di tanti, dai top runners ai runners, ai semplici camminatori.
La particolarità è l’orario di partenza, le 15:00, perfetto per i campioni: da quel momento il tempo vedrà la stragrande maggioranza dei partecipanti arrivare a notte fonda sulla linea di arrivo sulla piazza centrale di Faenza.
L’abbiamo preparata correndo, nei tre mesi precedenti, 5 maratone, una 58 chilometri e un ultra trail.
L’abbiamo preparata pensando di vivere un’esperienza fantastica, così è stato.
L’euforia della partenza è una scarica di adrenalina che ti porti dietro fin quando la fatica fisica e quella mentale non prendono il sopravvento; in quel momento è la capacità di “saper soffrire” che fa la differenza.
Dalla partenza e per i primi 40 chilometri è tutto un piacere, tante chiacchiere, soprattutto se l’obiettivo è solamente quello di arrivare, in un tempo decente, ma arrivare.
Lungo la strada, come dimostra una foto, abbiamo trovato un ristoro inaspettato, gli amici non ti fanno mai mancare il loro supporto, figuriamoci se potevano mancare alla nostra impresa.
L’ascesa al Passo della Colla è la parte più impegnativa, sembrava di essere in una giornata di Agosto sulla Colombo per andare a Ostia, una fila interminabile di macchine.
Automobili che, benché fosse vietato, accompagnavano ogni singolo podista nel tragitto.
Scollinati, al ristoro denominato “Silvioli/Credentino: la 100 km della Passerina”, ho sorseggiato la miglior birra mai bevuta nella mia storia alcolica, un iniezione di energia impagabile.
La notte scendeva, la fila di corridori che all’inizio era compatta ormai si era sciolta, correvamo lunghi tratti da soli, in compagnia delle stelle e del rumore dei passi sull’asfalto.
L’arrivo si avvicinava, l’arco ti aspettava, il pubblico, a parte i tuoi supporters, era praticamente assente, i top runners erano già a dormire da diverse ore, eri solo con il tuo meraviglioso e pazzo sogno realizzato.
La foto con Marco, sotto il gazebo, con addosso le coperte della protezione civile è emblematica della fatica. A volte le follie hanno un gran bel finale.
E’ stato un lungo e meraviglioso viaggio che il prossimo anno, nel decennio dell’avvenimento, proveremo a rifare. Vero Marco e Stefano?