Lo sport, nella sua forma moderna, è anche un mezzo per promuovere la pace. Dalla prima edizione ad Atene nel 1896 fino alla prossima a Parigi nel 2024, i Giochi Olimpici sono stati sospesi tre volte a causa delle guerre mondiali-
I Giochi Olimpici di Atene erano celebrati con grande solennità e costituivano un momento di tregua e di pace, durante il quale erano sospese le guerre e i conflitti per permettere agli atleti e agli spettatori di viaggiare in sicurezza verso Olimpia. Questo rendeva l’evento un punto di riferimento temporale naturale e importante per la società greca.
Ma nell’era moderna, tre edizioni vennero boicottati tre volte per via della guerra fredda, con altre edizioni segnate da attentati terroristici.
L’edizione di Parigi 2024 potrebbe essere la più complessa mai affrontata, con 59 conflitti attivi nel mondo e un alto rischio di attentati. Tuttavia, riuscire a realizzare l’evento in sicurezza sarà un potente simbolo di speranza e ragione.
Anche in questo contesto difficile, come ha detto papa Francesco, la “terza guerra mondiale a pezzi” non spegnerà la fiamma di Olimpia, che continua a rappresentare la speranza nella pace.
La bandiera delle Olimpiadi, simbolo di pace e unione di popoli e continenti ha ancora senso in un mondo in queste condizioni?
Venne introdotta nel 1914 da Pierre de Coubertin, il fondatore dei moderni Giochi Olimpici, è composta da cinque cerchi intrecciati su uno sfondo bianco.
I cerchi sono di colore blu, giallo, nero, verde e rosso. Questa scelta ha un significato simbolico e rappresenta l’universalità dei Giochi Olimpici e l’unione dei cinque continenti abitati: Africa, America, Asia, Europa e Oceania.
I colori dei cerchi furono scelti perché ogni nazione partecipante poteva trovare almeno uno di questi colori nella propria bandiera nazionale.
Il mondo incantato e disilluso delle Olimpiadi moderne deve fare scelte coraggiose, di gente come noi che della guerra non sa cosa farsene, che non la vuole, non la celebra e non lo sostiene.
Governi sempre più a destra impongono scelte che dividono, inneggiano alle autonomie e alla emarginazione di popoli che non hanno colpe e chiedono solo un posto dove vivere in pace su questa terra.
Sì la pace, quella di pochi giorni d’estate che a poco serve, ma almeno proviamoci.