8 x 300 ripetute in salita al 4 % con mini progressione finale. Fa caldo. Spettacolo di parco. Sono fregata! Il caldo è una goduria ma uccide le ultime speranze di guadagnare quella manciata di secondi al km. (Si, benvenuti nel mio mondo di corsa sfigata…).
In fase di riscaldamento incontro: ragazzo con k-way asics, 50enne con maglia a maniche lunghe della lazie 100 per 100 poliestere cinese e leggins alla caviglia (perché loro so nati prima e stanno così climaticamente avanti che è già tornato l’inverno!), giovanotto con tuta felpata adidas, 60enne con giubbino Kalenji, ragazza con maglia manica lunga…
Allora… Io vi voglio del bene e sono a favore dello sport per tutti e siamo della stessa matrice, ma già una fa fatica e si muove leggiadra come un bisonte americano a vedervi la volontà soccombe alle vampate di calore!
Con affetto però fate anche meno #mortaccivostri.
Abbrevio: alla quinta dopo aver sentito nausea e braccia molli ho desiderato che ne so lo svenimento o l’infortunio e invece ho rimediato solo una parestesia al piede sinistro regalo della mia silente sindrome piriforme/iliaca che se almeno si palesasse avrei la scusa buona per mettere fine a sto scempio.
Così mi tocca concludere il lavoretto. Progressione finale di un km e mezzo per “trasformare” le fatiche. Certo, si sa che sul finale sono una garanzia io. La progressione è: dai ce la faccio-no non ce la faccio più-ops c’è Calcaterra fingiti disinvolta “ciao Giorgino!“-meno male che è finita-perché lo faccio?-ritiro borsa-centrifuga-ciao.