Gli atleti di colore non sono tutti uguali per un razzista

Eliud Kipchoge (Kenya), Lelisa Desisa (Etiopia) e Zersenay Tadese (Eritrea).

Quanto è successo al portiere del Milan durante la partita contro l’Udinese sabato scorso è tutto ciò che lo sport rinnega da sempre.

Purtroppo, il fenomeno dei cori razzisti negli stadi, si presenta ciclicamente. In occasione delle partite di calcio le curve sono il luogo esclusivo dove dar voce alla discriminazione.

Sabato sera, la partita del campionato di calcio di Serie A tra Udinese e Milan, è stata sospesa per alcuni minuti per via degli insulti razzisti fatti al portiere del Milan, Mike Maignan, dai tifosi dell’Udinese.

Chi si sente forte di un gruppo, chi si nasconde dietro una bandiera è tanto diverso da chi aspetta sulla finish line di una maratona?

La domanda che ci siamo fatti potrà sembrare scontata, soprattutto nella risposta.

Noi che viviamo lo sport amatoriale senza barriere, senza colori se non quelli delle nostre maglie di appartenenza.

Allora proviamo a capire perché nel running, dove gli atleti africani primeggiano ovunque, non si sono mai verificate scene come quelle viste al match di campionato tra Milan e Udinese?

Cose c’è alla base che fa cambiare la prospettiva di un uomo, verso una tifoseria e perché lo sfogo razzista, gli sport di squadra sono sempre il centro di uno sfogo razziale, rispetto a sport  dove è il singolo che vince?

Ad un primo impatto sembra che lo sport di squadra tenda al razzismo, ma poi viene in mente il basket e tutto crolla. Allora dove sta il nesso? è la qualità del pubblico che fa la differenza? è il profilo “a testa alta” dell’atleta che aizza il commento razzista, vedi anche le offese a Paola Egonu.

In un mondo in cui gli atleti africani vincono in maratona da circa 60 anni, da quella notte di Roma 60, dove nella maratona olimpica Abebe Bikila vinse scalzo sotto l’Arco di Costantino. Da allora, nulla fu come prima.

In un periodo di tempo relativamente breve, gli atleti Keniani ed Etiopi, si sono spartiti i podi e le vittorie a suon di record, per poi allargare le strade iridate a tante altre nazionalità provenienti dal continente africano.

Chi sono coloro che fanno il verso delle scimmie a un giocatore di calcio?

Possibile che la società civile, abbia nel suo mondo persone che nel 2024 pensano di dividerla a suon di cori razzisti?

Allora penso a chi sta dall’altra parte delle transenne su via dei Fori Imperiali alla maratona di Roma, quando a tagliare il traguardo sono atleti di color da ormai 20 anni.

Cosa pensa il tipico soggetto da Curva che la domenica precedente era con i suoi simili a gridare verso un giocatore di colore e poi vede un uomo, o una donna, arrivare primi dopo aver corso per 42km senza alcun avversario europeo che li potesse impensierire

Atleti e atlete partiti da piccoli villaggi in Africa e che grazie a quella vittoria cambieranno la vita loro e dei parenti a casa. Al pari di Mike Maignan, il portiere del Milan e della nazionale francese, con cui ha vinto la UEFA Nations League 2020-2021, il quale è cresciuto nelle giovanili del Paris Saint-Germain e che grazie al calcio si è riscattato da una vita in salita nelle periferie della città francese.

Non dobbiamo sminuire la portata del gesto del portiere del Milano che non voleva tornare in campo, chiunque riempie gli spalti deve reagire, mettersi contro quei cori, non essere corresponsabile di tanta inciviltà.

Cosa fareste se a una maratona un atleta di colore venisse offeso da cori razzisti da dietro le transenne davanti a voi? Smettereste di correre? Io credo proprio di sì.

Meb Keflezighi vince new york
NEW YORK, NY – NOVEMBER 05: Meb Keflezighi of the United States celebrates finishing his last New York City Marathon during the Professional Men’s Division during the 2017 TCS New York City Marathon in Central Park on November 5, 2017 in New York City. (Photo by Elsa/Getty Images)