Finalmente ho capito cosa voglio dalla mia corsa

Ho iniziato camminando quattro anni fa e pesavo 85 kg. Ogni giorno camminavo, e ogni giorno un po’ di più e in quel percorso giornaliero c’era tanta gente come me, e tanta che correva.

Poi, con il passare del tempo quel passetto diventa più veloce e con lui migliora la respirazione, finché mi ritrovai alla mia prima gara, non competitiva di 5 chilometri e 17 kg in meno dopo solo 6 mesi…

Ero così entusiasta ed uscivo a correre anche due volte al giorno.

Dopo le prime garette, cercai sempre di migliorare, cominciai con allenamenti più specifici per essere sempre più veloce.

Ripetute lunghe, brevi, andature, cambi di ritmo, recupero passivo, attivo, corri corri, no non va bene ieri era meglio, oggi non va, e corri allenati vedrai sarai più veloce.

Poi finalmente la prima maratona tutta da sola.

E guarda quello!! Quello. Si che corre, quello sì che va veloce…

A un certo punto correre non era più cosi divertente, fare le gare, partire per arrivare tra gli ultimi.

Alla fine tutto ciò che ti sentivi dire era “quanto ci hai messo?”

Correre non faceva più per me. Alti e bassi, mille tentativi ogni volta ricominciare e ogni volta sentirsi fuori luogo.

Sentire cose come “fare una maratona sopra le 4 ore non è averla fatta”.

Quando tu ci hai messo tutto, il tuo tempo lontano da casa per allenarti, lontano dalla famiglia ore sotto la pioggia, il vento, tanti chilometri macinati, tabelle ben scandite.

Regolari costanti eppure agli altri non basta.

Guardano solo quel Garmin e ti guardano cosi.

Con un po’ di riluttanza. Forse non è il mio posto il mio sport, forse dovrei fare altro.
Poi la pandemia ti immobilizza ti dà una scusa in più per fermarti, eppure, guardi ancora le tue belle scarpette super ammortizzate, oggi si può fare, puoi tornare a correre, e il richiamo è più forte che mai, voglio correre, voglio correre perché è dentro di me.

Perché tutti quei passanti che mi insultano in gara, nelle retrovie, mi fanno sentire una fuori di testa con tanto coraggio per partire nonostante sappia già che sarò tra gli ultimi, e passare quel gonfiabile all’arrivo e indossare la medaglia mi fa dire sei forte Lorella.

A 52 anni finalmente l’ho capito…

Correrò senza lo spauracchio del tempo. Correrò per me, per la gioia che ne deriva, per la leggerezza della mia anima

E a tutti quelli che mi chiedono quanto ci hai messo io dirò “tutto quello che avevo, cuore testa gambe ed anima”

Perché io senza corsa non so stare e non ho un Garmin, per fortuna.

Lorella Padovani

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso