Della paura di volare e di correre

Nei primi anni duemila avevo deciso che volare fosse diventato pericoloso. Senza la benché minima cognizione di causa, mi ero assunto la responsabilità della mia presa di posizione.

In pochi mesi ero diventato pilota, controllore di volo, assistente, addetto alla sicurezza degli aeroporti di mezzo mondo, stratega delle dinamiche geopolitiche internazionali e ovviamente costruttore di aerei.

Dal divano di casa pontificavo sulla mia visione distorta delle cose e guai a provare a vederle per come stavano veramente.

Di fatto ero uno come tanti, in possesso di informazioni asimmetriche, e di conseguenza non sapevo praticamente nulla di come girasse il mondo da 0 a 10.000 metri da terra.

Poi, dopo aver capito che le cose succedono mentre stanno accadendo e che non sei il controllore di nulla, da lì a poco ripresi a viaggiare.

Il flashback vecchio e figlio di un mondo che non c’è più, mi ha fatto riflette su cosa è successo ieri mattina.

Erano passati quasi 450 giorni da quando avevo corso l’ultima gara, era la mezza di Napoli del febbraio 2020 e nel frattempo sappiamo bene cosa stiamo in parte ancora vivendo.

Per lunghi mesi ci siamo ritrovati sullo stesso divano da cui vedevo il mondo volare, solo che questa volta i nostri aerei o le nostre vite erano praticamente senza carburante e bloccate da un nemico reale e invisibile.

Poi succede che le cose cambiano, il mondo reagisce, la scienza infonde timide certezze e le regole di convivenza, mosse dal nostro senso civico, fanno il loro mestiere; e il cielo si è riempito di nuovo di timidi colori.

Ieri, dopo 15 mesi, ho corso di nuovo una gara. La decisione è stata presa con la consapevolezza che io da quel divano di casa non ho tutto il potere che credo di avere.

Se fai parte di una comunità segui ciò che dice la scienza, le indicazioni che ti danno coloro che ne sanno molto più di te, rispetti il prossimo e riprendi a volare accanto ad altri come te.

Alla gara eravamo un numero contenuto di atleti, la fase di vaccinazione che corre a pieno regime ha sicuramente influenzato le decisioni per la partecipazione. Sta di fatto che tutto ha funzionato come si deve.

In uno scenario naturale bellissimo, quale la riserva del lago di Vico, eravamo certi che chi pilotava la regia di comando della manifestazione sapeva il fatto suo.

Distanziati dall’inizio alla fine, ristori, zona accoglienza, tutto disponibile e con ampi margini di sicurezza.

Come mi ha detto al telefono l’organizzatore Gianluca Calfapietra: “rompiamo ‘sto ghiaccio e ricominciamo…

La decantazione di stagioni podistiche ingolfate l’abbiamo sedimentata e ne abbiamo tratte le più rosee conseguenze; non so se torneremo più a fare 5 gare al mese, ma di certo quando ci saremo sarà perché avremo smesso di aver paura di volare.

Buona settimana

Marco