Correre senza scuse

correre senza scuse

Siamo diventati schiavi delle previsioni meteo, persino per scendere sotto casa e fare una passeggiata.

Correre non è pericoloso, e chi fa trail lo sa bene: partono dal fondo valle con il sole e finiscono in quota sotto acqua e neve. Non è la gara in sé a creare pericoli, ma l’equipaggiamento inadeguato.

Ma noi “stradaioli”, cos’è che ci è successo? Ci alleniamo all’alba, in pieno inverno, sfidando pioggia e vento senza batter ciglio. Ci vantiamo di ripetute a ritmi folli, sfidando il freddo tagliente della sera. Eppure, la domenica, basta che si alzi un po’ di vento in gara ed ecco le lamentele, i ritiri, i capricci ancor prima di partire.

Appena si intravedono nuvole o una goccia di pioggia, gli organizzatori cancellano le gare con la convinzione di fare un favore a tutti. E non è che ci sbaglino del tutto: noi corridori, sembra che non aspettiamo altro per evitare di rischiare.

La verità? Ci siamo rammolliti un po’ tutti. Fuori dalla nostra zona di comfort fatta di cielo blu e uccellini che cinguettano, la domenica diventa un problema.

Abbiamo dimenticato che la resilienza è un’arma potente, quella che ci difende dalle condizioni avverse. O forse, semplicemente, vogliamo correre solo quando è tutto perfetto, almeno in gara. Ma il nostro sport non fa sconti: fatica e intemperie non conoscono compromessi. Testa bassa e polmoni in fiamme, sempre.

Come facevamo una volta? Vi ricordate le gare senza previsioni meteo a portata di mano? Si metteva un k-way e si correva, punto.

Cosa ci è successo? Perché ora le previsioni contano così tanto? Certo, il clima è cambiato, gli eventi estremi sono più frequenti, ma forse siamo noi ad aver perso la capacità di adattarci?

Buone corse a tutti, in questo weekend instabile di vento e pioggia. Perché, diciamocelo: il bello, a volte, è proprio questo.

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