Correre scalzi: ecco la storia di Marco

Quando ero bambino passavo tutte le ferie scolastiche, all’epoca vivevo a Genova, sugli scogli di Monte Argentario. Tenere le ciabatte ai piedi era davvero difficile e, quindi, finiva che correre scalzi era il mio divertimento. Del resto è una cosa comune a moltissimi bambini di Porto Santo Stefano.

Ho camminato per il paese scalzo fino a che non sono ‘cresciuto’. Moglie e figli mi hanno fatto mettere le scarpe

Chi mi ha insegnato la filosofia del correre scalzi?

L’incontro con Marco Ricasoli e le sue elucubrazioni sulla corsa, mi hanno riacceso la passione della corsa al naturale. Si è presentato a un allenamento in FiveFingers e ha iniziato a parlare della corsa minimalista.

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Ho iniziato a leggere articoli su varie riviste, consultare qualche sito specializzato di corsa al naturale dove si parla del ritorno alle origini.  In tal modo ho capito quali sono i problemi che sorgono utilizzando delle scarpe ammortizzate che con il tempo perdono loro efficacia.

Mentre mi informavo è iniziata a ritornare in me quella voglia di correre scalzo che avevo quando ero bambino. La libertà dal conformismo, chiamiamolo così, di chi deve andare per forza in giro con le scarpe per le scarpe sempre lucide, sempre belle e sempre l’ultimo modello quando si sta tanto bene a piedi nudi.

Come si inizia a correre a piedi scalzi?

Seguendo i vari consigli e varie metodologie mi sono comprato prima un paio di fivefingers ho iniziato ad usarle con cadenza quasi giornaliera e un po’ per volta ho cominciato ad approcciare l’appoggio sulla avampiede.

Perché madre natura aveva pensato a tutto poi siamo arrivati noi e siamo andati oltre. Con le Fivefingers, è un ritorno al futuro, torni indietro ma andando avanti lungo la tua nuova strada. Senti di nuovo la reazione di un alluce fino a quel momento poco reattivo, la famosa rotazione del piede è fatta come si deve e sei più equilibrato. Servono a capire cosa possiamo fare ancora con i nostri piedi, per sentirsi più liberi e riprendere la percettività del passo, riportare in ordine le cose.

Io non vengo dalla pista, non vengo dalla corsa, vengo dal rugby per me l’appoggio era prevalentemente di tallone ho iniziato ad avere i primi risultati, dolore alle anche, piano piano andava via, gli appoggi erano sempre più sicuri.

La velocità è leggermente diminuita, soprattutto i primi tempi dove, i polpacci non abituati a fare quel grosso lavoro di appoggio di avampiede, erano dolenti e facevano piuttosto male.

E oggi, come è correre scalzi?

Sono passati due anni da quando ho iniziato a correre minimalista e sono già al mio secondo paio di lagoa. I sandali prodotti a mano e su misura da Pedro Scassa, un sudamericano della Garbatella.

Da lui ho acquistato anche un paio di sumarè che, a differenza dei lagoa, hanno una suola più rigida e protettiva. Li uso solo per i trail tecnici con sentieri molto pietrosi. Per correre nel bosco preferisco i lagoa morbidi ed elastici. Come scarpe ammortizzate mi è rimasto solo un paio di ultraraptor de La Sportiva che oramai non calzo da mesi.

Le Fivefingers le uso d’inverno quando fa molto freddo e a stare scalzo rischio il congelamento.

Correre come natura crea non è anticonformismo, ma ritrovare ciò che abbiamo perso.

Marco Loffredo