Come ti ha fatto sentire la gara perfetta?

La gara perfetta esiste? e come ti sei sentito in quel preciso istante in cui hai tagliato il traguardo?

Mercoledì mattina ho preso parte a una conferenza in una scuola dove il tema era il volontariato come impegno civile. Luigi Vittorio Belriri, il Presidente della Cooperativa Spes contra Spem di cui sono socio e volontario ha riportato una frase della poetessa american Maya Angelou che recita così:

“Ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto, le persone possono dimenticare ciò che hai fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatto sentire”.

Da inguaribile romantico mi piace pensare che nella vita sportiva di una persona esistono occasioni in cui un atleta non terrà conto in futuro di cosa ha detto a proposito di una gara o ciò che ha fatto in quella gara, un appassionato di sport, vivrà nel ricordo di una competizione in base a come si è sentito dopo il traguardo.

Chiedere a un runner quale sia stato il suo momento più bello di una vita di gare è aprire uno spaccato colmo di emozioni, è rivedere, da diversi punti di vista, la strada percorsa, ma non è sempre facile trovare il filo della narrazione.

In tanti anni d’interviste e articoli ho capito che le persone davanti a questa domanda reagiscono in due modi: chi di cuore e chi di testa.

Nel primo caso non si ha bisogno dei ragionamenti, le parole sono appese al filo della passione e basta, nell’altro l’atleta esamina i fatti accaduti per ricavarne una sua verità, semplice a tratti arida, ma encomiabile.

Foto Maratona di Firenze

Spesso mi chiedono se c’è una gara dal sapore unico e irripetibile.

Certo che c’è, ma sono convinto che da zero a cento non siano le distanze ad aver fatto la storia, così come non sia stato il tempo trascorso tra partenza e arrivo.

Il nostro rapporto con lo sport è paragonabile alla storia d’amore tra due persone, dove non è stato il tempo ad aver dato forza al loro amore.

In ogni prova che coinvolge cuore, polmoni e muscoli ciò che fa la differenza siamo noi come persone in mezzo agli altri.

Se una gara all’apparenza perfetta l’hai corsa da solo e non l’hai vissuta con altri come te, puoi dire che ha avuto la stessa forza delle altre 500 gare?

Un amore se non è condiviso perde le sue radici e non germoglia neppure se ti accanisci per tenerlo in vita.

Lo sport è un amore che va curato e ricordato. Devi fare tesoro della tua storia, qualsiasi essa sia.

Devi pensare che gli sbagli lungo la strada si possono incontrare ma non devono segnare il passo, così come in amore nulla è perfetto e gli errori, le incomprensioni, le fatiche del cuore tutto sommato sono loro a riempire quello zaino che ci portiamo per tanti anni sulle spalle.

Amarsi e praticare lo sport che ci completa significa passare la spalla a chi abbiamo accanto, fidarsi, perdonare e lavorare affinché non ci siano altri infortuni.

Potrai correre 200 maratone ma se sono state fatte solo per il proprio tornaconto saranno servite a poco. La nostra vita è fatta di attimi e non basteranno mille fotografie a ricordartele se non le hai condivise con chi ti ama.

Allora è proprio vero che la montagna più bella da scalare è quella che scalerò, così come la gara più bella è quella che arriverà domenica prossima, consapevole che la strada fatta fino a quella linea di partenza è stata la nostra scintilla di vita, esempio per il prossimo e specchio delle nostre certezze.

Foto – Run Rome The Marathon

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso