C’è chi va al lavoro, chi per negozi, chi passeggia col cane. E poi c’è lui: il runner in borghese. Quello che sembra un passante qualunque, ma che in realtà ha già corso 12 km alle sei di mattina e sta già pianificando il prossimo allenamento.
Ma come si riconosce un runner quando non indossa pettorina e scarpette?
Il runner non cammina arranca, lo vei che fa fatica, in particolare il lunedì mattina soprattutto se la domenica ha fatto un lungo o una maratona.
Polpacci scolpiti, caviglie affusolate e magari qualche cerotto qua e là è l’immagine del runner peroformante a lui il corpo parla chiaro. Noi invece non noti nulla, i muscoli fanno il mesitere loro senza eccellere se non fosse per quelle linee d’abbronzatura da canotta tecnica, che nemmeno nonno all’orto.
Il suo outfit “tecnico casual o casuale lo riconosci da lontano: t-shirt traspirante sotto il giubbino che d’estate lascia quel ricordo accanto ai colleghi già alle 9 di mattina. Pantaloni comodi, sformati più che altro perchè 200 euro di scarpe si spendono ma non sia mai che entri in un negozio d’abbigliamento.
Scarpe da running con suola iperammortizzata sempre, anche alla comunione del nipote con tanto di smartwatch, annipresente, con battito e chilometraggio aggiornati al cm pure in canonica.
Come detto lui in città guarda le vetrine, ma il suo unico pernsiero è il terreno. Valuta la pendenza, schiva le buche, registra mentalmente percorsi. Ogni tragitto ha potenziale, ogni curva può diventare uno sprint.
Quando aspetta l’autobus fa stretching. Quando fa le scale? Le prende due a due. Allunga il polpaccio sul marciapiede credndosi Inghbritzen nella camera di chiamata alle Olpimpiadi.
Insomma, il runner è tra noi, discreto ma inconfondibile. E la prossima volta che pensi di aver visto uno qualunque… beh, probabilmente ha già corso più chilometri oggi di quanti tu ne faccia in una settimana.