Charlie Watts e quel groove gentile con cui siamo cresciuti

Charlie watts

Quando ho cominciato a sognare la musica, probabilmente anche già dal pancione di mia madre, ma considerando l’età corrispondente a quando ho cominciato a suonare, i Rolling Stones e i Beatles avevano già più volte cambiato la storia della musica.

E quando ho cominciato a suonare sui groove di Charlie Watts probabilmente lui aveva già scoperto il jazz e magari lo suonava regolarmente tra una schitarrata e l’altra dell’amico Keith.

Mi sembrava così incomprensibile quel modo di accompagnare con quella pausa di charleston che sembrava nascondere un gap tecnico mai colmato, che riprodurre gli Stones quasi mi innervosiva.

E non era per la mia preferenza ‘beatlesiana’.

Ancora più stupefacente era scoprire come quel groove funzionasse sempre. Su tutti i brani.

Poi, con la giusta latenza, con la giusta maturità e un po’ più di attenzione ai particolari, ho capito.

Spesso per comprendere la genialità di un musicista non bastano i numeri delle vendite dei dischi. Pensare ai tour che ha affrontato e alle mille volte in cui ha cambiato pelle senza mai cambiare il suono o la dinamica.

Occorre pensare a come quel musicista ha vissuto la propria esistenza e a come ha passato il tempo fuori dalla musica.

Charlie watts drums

Tutto influisce in un ritmo. In una pausa. In un piatto non suonato.

Nel caso di Watts bisogna considerare quelle scelte di NON cambiare che lo hanno portato al successo. Quella modalità gentile di accompagnare che era la sua modalità (quasi sempre) di rapportarsi agli altri.

Essere musicalmente ‘gentili’ per un batterista nel rock di quegli anni era già pionieristico.

Uno come Charlie Watts, per essere compreso, non va solo imitato pedissequamente.

Va anche studiato, letto, interpretato nelle biografie e nei racconti di chi lo amava e ne respirava la personalità.

In quello rintraccerai le sfumature della sua musica e tutti i segreti per riprodurre al meglio quei pochi colpi assestati bene rendendo merito a quel talento e comprendendone alla fine le sacre scelte musicali.

Giù il cappello per un musicista gigantesco.

Mancherà quella solidità che resterà di esempio per chi lo sa quanti nuovi musicisti di domani.

Con la coscenza che rinnovare le fondamenta di un palazzo di antica bellezza non è impossibile ma è sicuramente estremamente complicato.

Infinite volte se quella apparente semplicità è la ‘base’ sulla quale hanno poggiato per sessant’anni tutte quelle splendide ‘Pietre Rotolanti’.

 

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