La storia di Abebe Bikila rappresenta la storia di tutto lo Sport Africano. Nato nel 1932, all’età di venti anni entra a far parte della Guardia Imperiale del Negus. E’ all’età di 24 anni che si distingue partecipando alla Maratona dei Campionati Militari dell’Etiopia. In questa occasione batte il più forte atleta etiope dell’epoca, Wami Biratu.
Al suo talento si interessa subito un tecnico svedese che da anni si è trasferito in Etiopia: Onni Niskanen. Nasce così un binomio che per anni dominerà in campo internazionale.
Gli allenamenti a cui è sottoposto Bikila si svolgono in altura, nei dintorni della capitale Addis Abeba. E sono allenamenti svolti e preparati in modo accurato e meticoloso. L’obbiettivo principale diventano le Olimpiadi del 1960 di Roma.
Un mese e mezzo prima della prova olimpica, il 26 luglio, Bikila corre e vince una Maratona ad Addis Abeba, e quindi in altitudine, con il tempo di 2h21’23”. E con questo risultato che viene accreditato per le Olimpiadi romane, ma nessuno intende credere alla veridicità di questa prestazione, ottenuta da un atleta assolutamente sconosciuto fuori dai propri confini.
Sono altri gli atleti che si presentano favoriti alla vigilia, primo fra tutti il sovietico Sergei Popov che nel 1958, a Stoccolma, vinse i Campionati Europei con la migliore prestazione mondiale di sempre in 2h15’17”. O come il Campione Olimpico di Melbourne 1956, il franco-algerino Mimoun, o il marocchino Ben Abdesselem Rhadi, o il belga Vandendriesche.
Roma, sabato 10 settembre 1960. Ai piedi della scalinata del Campidoglio si trova il punto di partenza della Maratona della XVII^ Olimpiade. Il via è previsto alle ore 17,30. I concorrenti sono 69 e rappresentano 35 Nazioni. Sono tre gli italiani iscritti: Francesco Perrone, Silvio De Florentiis e Vito Di Terlizzi. E sono tre gli atleti che si presentano scalzi, senza scarpe! Sono l’indiano Rhago Yaimal e gli etiopi Abebe Wakgira e Abebe Bikila.
Bikila indossa una canottiera verde, i pantaloncini rossi ed ha l’11 come numero di pettorale. Si parte!
Si gira subito a destra passando l’Altare della Patria e imboccando i Fori Imperiali fino al Colosseo, che si lascia sulla sinistra, e via verso il Circo Massimo, qui si gira a sinistra sfiorando l’Obelisco di Axum avendo poi sulla destra lo Stadio delle Terme di Caracalla per andare a prendere Viale Cristoforo Colombo verso il mare.
Al Palazzo dello Sport c’è il passaggio al decimo chilometro. In 31’07” conducono gli inglesi Kilby e Keily, il marocchino Saoudi, l’ungherese Hecker e Bikila.
Dopo cinque chilometri si arriva all’altezza di Vitinia; di qui si ritorna indietro ed in testa c’è un quartetto: Keily, Bikila, il marocchino Rhadi ed il belga Vandendriesche che passano in 48’02”. Al ventesimo chilometro sono rimasti in due: Rhadi e Bikila che transitano in 1h02’39”.
A questo punto il tracciato lascia la Cristoforo Colombo ed imbocca il Raccordo Anulare (a pensarci oggi … incredibile!) che viene percorso per poco più di dieci chilometri. Al 25° i due di testa passano in 1h20’47” seguiti a 1’24” da un’altra coppia: Popov ed il neozelandese Magee.
Si arriva al trentesimo chilometro con le stesse posizioni; 1h34’29” per Rhadi e Bikila che aumentano il vantaggio a 2’23”.
Si lascia il Raccordo Anulare e si rientra a Roma dall’Appia Antica. E’ ormai il tramonto quando questi atleti cominciano a calpestare questa antichissima strada con i suoi caratteristici lastroni di pietra.
La suggestione del luogo aumenta con le fiaccole accese e tenute da decine e decine di militari che illuminano questo straordinario scenario al passaggio degli atleti. Al chilometro 35 (Tomba di Cecilia Metella) Bikila e Rhadi transitano in 1h50’27” con 2’02” di vantaggio su Magee che nel frattempo ha staccato Popov. Si avvicina l’epilogo. Porta di San Sebastiano, quarantesimo chilometro. Si passa in 2h08’33”. E qui Bikila decide di rimanere solo. Effettua uno strappo deciso ed a Rhadi non rimane che vedere allontanarsi sempre di più l’avversario etiope.
Ora Bikila vola verso il traguardo, un arrivo dentro la Storia, sotto l’Arco di Costantino. Ed è anche l’inizio di una nuova era: è il primo atleta africano, di qualsiasi sport, a conquistare una Medaglia d’Oro alle Olimpiadi. E diventa anche l’uomo più veloce in Maratona: 2h15’16”! Appena arrivato Bikila smette sì di correre ma non di fermarsi.
Effettua alcuni esercizi di ginnastica che lascia sbalorditi tutti i presenti! Staccato di 25 secondi chiude Rhadi. Il bronzo va a Magee (2h17’18”). Gli italiani: 37° Perrone (2h31’32”), 38° De Florentiis (2h31’54”), ritirato Di Terlizzi. Nella sua carriera Bikila si è cimentato poche volte in gare su pista. Il suo miglior risultato sui 10.000 metri è di 29’00”8 corso nel 1962 a Berlino.
Alla vigilia delle Olimpiadi di Tokyo del 1964 per Bikila c’è un serio imprevisto. Una quarantina di giorni prima della Maratona olimpica subisce un intervento chirurgico di appendicectomia che rischia di compromettere la sua partecipazione. Alla Cerimonia d’Apertura Abebe è, orgogliosamente, il portabandiera del suo Paese.
Tokyo, 21 ottobre 1964.
La partenza è all’interno dello Stadio e sono 68 gli atleti iscritti in rappresentanza di 35 Nazioni. Le condizioni di Bikila sono un’incognita. Ha il numero di pettorale 17 e, questa volta, calza le scarpe.
Tra i favoriti c’è l’inglese Basil Heatley che quattro mesi prima ha portato il limite mondiale a 2h13’55”. Un altro temibile avversario per Bikila è indubbiamente l’australiano Ron Clarke che in questa Olimpiade ha appena vinto la Medaglia di Bronzo nei m. 10.000 di cui è il Primatista Mondiale con 28’15”6. Ed è proprio lui che nella prima parte della Maratona forza il ritmo. Si passa al decimo chilometro in 30’14”.
Bikila è lì. Ancora qualche chilometro è il Campione etiope allunga e se ne va solitario. Passa al 20° in 1h00’58”.
La seconda parte di gara viene dominata in modo assoluto da Bikila. All’entrata dello Stadio è accolto da una grande ovazione e taglia il traguardo con la nuova migliore Prestazione Mondiale di 2h12’11”! Primo atleta a vincere due Maratone Olimpiche!
E anche a Tokyo, subito dopo l’arrivo, incanta il pubblico facendo numerose flessioni, saltellando e sdraiandosi sul prato a fare la “bicicletta”! Straordinario.
Passano oltre quattro minuti ed il secondo atleta ad entrare in pista è il giapponese Tsuburaya seguito ad una cinquantina di metri da Heatley.
Ma l’inglese ora va ad una doppia velocità ed a pochi metri dalla linea di arrivo supera l’atleta di casa aggiudicandosi la Medaglia d’Argento. Per Tsuburaya è un grande dramma. Dichiarerà: “ho commesso un imperdonabile errore davanti a tutto il popolo giapponese”. E nonostante questa sia l’unica medaglia vinta in Atletica dal Giappone in questi Giochi, il suo pensiero fisso è rivolto alle successive Olimpiadi ma infortuni e problemi di salute non gli consentiranno più di tornare ad alti livelli agonistici.
Schiacciato da questa insopportabile delusione si suiciderà nel 1968.
A Tokyo c’erano anche due atleti azzurri. Al 17° posto chiude Giorgio Jegher in 2h24’46” mentre Antonio Ambu finisce 40° con 2h34’37”. La terza partecipazione olimpica di Bikila è, purtroppo, la conclusione della sua vita di maratoneta. Arriva a Città del Messico con i postumi di un serio infortunio evidentemente mai guarito. 20 ottobre 1968.
La partenza è prevista nella sconfinata Piazza della Costituzione.
Bikila parte per difendere il suo doppio Titolo Olimpico. Ha il numero 1. Riesce a rimanere con il gruppo di testa nella prima parte di gara ma il dolore al ginocchio diventa sempre più insopportabile ed al diciassettesimo chilometro è costretto al ritiro. Ma per la terza Olimpiade consecutiva la Medaglia d’Oro della Maratona va all’Etiopia.
E’ Mamo Wolde che, dopo l’argento nei m. 10.000, va a vincere con il tempo di 2h20’26”. Il podio è completato dal giapponese Kimihara (2h23’31”) e dal neozelandese Ryan (2h23’45”). Per i colori azzurri Ambu è 21° (2h33’53”) mentre Gioacchino De Palma è 31° (2h39’58”). Da qui in avanti un maledetto destino si accanisce su Bikila.
Nel marzo del 1969 è vittima di un grave incidente con la sua automobile. Nonostante le cure dei migliori specialisti rimane paralizzato e costretto a passare il resto della sua vita su di una sedia a rotelle. Una fatale crudeltà per il più grande maratoneta della storia.
Scompare, a soli 41 anni, nel 1973.
Bikila è stato senz’altro colui che ha aperto le frontiere dello Sport di tutta l’Africa. Ha rappresentato con le sue vittorie un intero Continente divenendo il simbolo per milioni e milioni di persone. Il suo esempio ha dato vita e risultati all’enorme potenziale agonistico di tanti e straordinari atleti che, raccogliendo la sua eredità, hanno seguito la strada indicata e percorsa da uno dei più grandi Campioni nella Storia dello Sport.