Arianna Bridi, domenica 12 agosto, ai Campionati Europei di Glasgow di nuoto, ha vinto la medaglia d’oro nella specialità sui 25 chilometri. In 5 ore, 19 minuti, 34 secondi e 6 decimi, la sua ultima bracciata è stata decisiva e tutto per un decimo di secondo.
Arianna Bridi, trentina di nascita, ha 22 anni e nuota da quando ne ha 5. Negli ultimi due anni si allena a Roma. Tesserata per Esercito e Rari Nantes Trento ed è allenata dal tecnico federale Fabrizio Antonelli.
Per nuotare 25 km in acqua libere devi essere votato alla fatica come un maratoneta. Tenere una media sui 100 metri di 1’16” ( chi nuota sa bene cosa vuol dire farlo in una normale sessione di allenamento)
Questo è allenare le braccia e le gambe con la stessa mole di chilometri settimanali che copre un professionista della strada.
Abbiamo parlato con due allenatori: Stefano La Cara, specializzato nel triathlon e lunghe distanze nella triplice e Federica Di Luca allenatrice della ASD Appio Nuoto 2009.
Abbiamo chiesto loro quanti chilometri fanno in allenamento atleti come Arianna Bridi.
“Quando mi allenavo all’Acqua Aniene, alla corsia accanto alla mia c’era Simone Ruffini che è stato il Campione Mondiale del nei 25 chilometri nel 2015″, racconta Stefano.
Simone Ruffini domenica era in gara anche lui nella gara maschile dei 25 chilometri ed è arrivato quinto.
“Durante quegli allenamenti in vasca da 50m mi raccontava che facevamo tra i 20-25 chilometri giornalieri in due sessioni a prescindere dalla fase e agonistica per un totale di 140 km settimanali.
Stesso discorso al femminile, ci racconta Federica: “le ragazze fanno 120 km a settimana tenendo conto anche delle fasi di allenamento di carico e scarico.”
“Considerando poi che l’ultima parte degli allenamenti”, continua Stefano La Cara, “li vedevo che spingevano, ovvero se la prima fase della preparazione era aerobica o in soglia, sul finale a ridosso delle competizioni, finivano sempre con lavori da cuore in gola. Perché come si è visto domenica in gara anche sui 25 km arrivano spesso allo sprint e quindi gli allenamenti tendono a lavorare su un Vo2 Max.”
Quello che ha fatto Arianna Bridi è stato speciale fino all’ultimo respiro.
Lavorare su ogni bracciata, non perdere mai la linea di avanzamento e sfruttare al meglio la scia. La stessa che gli ha fatto vincere la medaglia d’oro.
Le acque del lago Loch Lomond erano a 17 gradi e la temperatura esterna a 14. Gli atleti hanno dovuto indossare la muta, e per chi non è abituato è un limite più dell’acqua fredda.
Le onde hanno peggiorato la visibilità tra gli atleti e nella fase in cui gli uomini hanno raggiunto le prime atlete, Arianna si è mesa in scia ad un atleta credendo fosse una donna .
“Con la muta è sempre più difficile riconoscersi” ha dichiarato Arianna subito dopo la vittoria.
Una nuotatrice come lei, giovane e con le idee limpide, è un esempio per i ragazzi che praticano sport a livello agonistico. “Il senso di questo sport: cercare continuamente di superare i propri limiti, lottando contro se stessi, allenandosi con passione e sacrificio“.