Sono le 7.00 di è domenica e la sveglia suona solo una volta per pochi secondi.
Non mi posso riaddormentare.
Mi trascino fino al bagno. Ho gli occhi ancora abbottonati. Metto gli occhiali per cercare il messaggio “Ragazzi scusate ho cambiato idea” ma sono un’illusa.
Anna Rita è troppo caparbia per mollare. Anna Rita non molla mai!
A dispetto della sua dolcezza e dei suoi capelli perfetti anche dopo una maratona, Anna Rita è stoica. Si allena con pioggia, vento, caldo da deserto o freddo polare, in altura e al mare senza rubare un centimetro. Se deve fare un lungo da 34 km ed è in vacanza al mare a ferragosto, lei trova il modo di farlo. Magari partendo a notte fonda, ma lei lo fa.
Nessun messaggio, solo una foto. Anna Rita che corre su una ciclabile accanto ad una mucca. Solo lei poteva trovare una ciclabile in un prato con le mucche a Roma Nord! Alle 7 di mattina!
Dio aiutooooo!!!
Devo prendere la macchina andare fin lassù!!!
I vestiti mi guardano dal lavandino mentre esco dalla doccia. “Che avete da guardare?Ho sonno!!!Possibile che nessun cretino si sia inventato vestiti che si infilano da soli come i componenti di un robot anni 80?”
Scendo in garage e metto l’autopilota. Alle 8 di domenica mattina ci sono solo io e pochi altri addormentati come me sul lungotevere. Il parcheggio che la mattina della Miguel è stracolmo oggi è vuoto.
Alle 8.30 c’è solo la mia cassonetto mobile e un cumulo di spazzatura davanti a me. Speriamo che l’ama non si porti via tutto!
Mando un messaggio di conferma “Sono a ponte Milvio che vi aspetto”.
È pieno di runners e di ciclisti. Molti rientrano ora, altri partono per il loro lungo domenicale. Io faccio stretching mentre aspetto e mi chiedo come le sia venuto in mente di fare una gara virtuale. Io le odio le gare virtuali.
Per me Londra è Londra e senza Buckingham Palace, il Big Ben, Wenstminster Abbey che maratona di Londra è? Ve lo dico io che Londra è!
È la Londra della ciclabile con le mucche e del giro dei ponti che non so manco che ponti sono!
Io sono meridionale nel midollo e mi piace stare a Roma Sud, al mio Eur con le sue salite e discese, con il suo laghetto o la Colombo verso il centro e lo stadio di Caracalla e invece sono qui. Faccio 15 km della Londra virtuale di Anna Rita…e poi non dire che non ti voglio bene ehh!!
Arrivano anche gli altri. C’è una ragazza mai vista prima, Lisa, è simpatica e sorridente. Lucia, che già conosco ed è una forza della natura e il suo compagno. Beh, il gruppetto è promettente! Tutti simpatici.
In lontananza appare Anna Rita, ha già fatto oltre 20km ed è fresca come una rosa, con il suo pettorale attaccato e il suo bellissimo passo costante che io invidio tantissimo.
Io corro come sono. Una perenne montagna russa che sale e scende accelera e rallenta, si avvita e riparte per un altro giro.
Anna Rita è un treno. Una maratoneta vera. Va alla sua velocità costante, sulle sue rotaie studiate come si deve con un passo sereno e costante. Ogni tanto uno sprintino quando vede che sta andando giù di giri e poi riprende.
Cominciamo a saltare come matti, la incoraggiamo e ci accodiamo a lei. Mi metto accanto. Inutile parlarle, è concentratissima.
Ci alterniamo, le giriamo intorno.
Ogni tanto qualcuno che corre, vedendola col pettorale, la incita con un “Dajeee grandeee”.
Il giro è quello della Miguel. Diciamocelo, ho fatto tante storie per alzarmi dal letto e uscire a correre, come del resto ogni domenica, ma ci stiamo divertendo. Ci raccontiamo storie mentre corriamo girando intorno ad Anna Rita incoraggiandola.
“Guarda! Hai fatto 30km e hai ancora i capelli perfetti! Voglio sapere come fai!! Me lo dici appena tagli il traguardo però!”
Ogni tanto si sente il suono della applicazione della London Virtual Marathon che con un tifo da stadio ci dice che un altro miglio è stato fatto.
C’è il sole. Forse non ci sarà tutta quella gente gioiosa intorno e il ristoro ce lo siamo creato da soli, magari non c’è il Big Ben ne la torre di Londra, ma ci sono gli amici.
C’è l’affetto di chi ti chiede come stai, se hai bisogno di qualcosa, se è tutto ok. Ci sono i nuovi amici, quelli che ti accompagnano senza nemmeno conoscerti per il solo guasto di stare insieme con le loro storie ed avventure raccontate nell’alternarsi dei ponti, tra un allungo sorprendente tirato all’improvviso per evitare che l’unico semaforo che c’è diventi rosso e ci costringa ad un giro fuori programma e una bottiglietta d’acqua passata al volo.
Ci sono le foto fatte con il telefonino che non saranno artistiche ma sono di cuore.
Tutto sommato, quando ci si vuole bene, quando si ha un interesse in comune e la voglia di stare insieme, la vita prende nuovi colori e anche un ripiego diventa una bella vittoria.
Credo di aver imparato una nuova lezione da questa pandemia.
Per quanto sia vero che le cose belle ci mancano quando ne veniamo privati e per questo motivo le apprezziamo di più, noi esseri umani siamo dotati di una sorta di spirito di sopravvivenza che ci permette di trovare il bello anche nella difficoltà o nella restrizione della libertà.
Possiamo essere tristi perché non abbiamo la grande festa e la possibilità di viaggiare, possiamo rammaricarci perché non c’è ancora la luce in fondo alla galleria e le gare per come le conoscevamo e le amavamo dovranno aspettare ancora per un tempo non quantificabile.
Personalmente ho capito che quando c’è la voglia di fare e di coinvolgere e di travolgere chi ci sta intorno con il nostro entusiasmo, anche una stamberga diventa una casa.
Sono tornata a casa dopo 17 km. Mi rammarico di non averla vista arrivare al suo traguardo.
Una finish line fatta con una canna di bambù scippata al lungotevere senza pensarci troppo.
Una finish line che non ha sensori, display con il tempo o arco gonfiabile, ma è fatta di bambù ed amicizia e di quegli abbracci che non ci siamo potuti scambiare ma abbiamo segnato in quel librone che, alla fine di questo viaggio nell’assurdo, spolvereremo per distribuire tutti gli abbracci sospesi.
Con la stampante 3D abbiamo creato una medaglia. A forma di virus. Da una parte c’è scritto “Coronavirus Marathon 2020” dall’altra “London Virtual – Annarita non molla mai!”
Ludmilla Sanfelice