All’inizio, circa un anno fa, quando cominciai a camminare con il gruppo Muovi Municipio I Roma Centro, in molti mi chiedevano: “E tu? 3 volte a settimana esci all’alba da casa, arrivi a piazza Mazzini, fai una camminata e poi te ne torni a casa?”
Nella domanda erano celate osservazioni del tipo: ma perché così presto? Ma non puoi fare il tapis roulant visto che vai in palestra?
In sostanza, tra le righe, il quesito nascosto era cosa andavo a fare in giro con degli sconosciuti.
La risposta ancora non ce l’avevo, e forse, dentro di me, mi chiedevo le stesse cose, attribuendo questa “occupazione” al fatto che da un giorno all’altro mi sono trovato a fare i conti con del tempo libero in esubero (lo so, avrei fatto prima a dire ”pensionato”, ma l’idea di appartenere a questa categoria estranea alla produttività la devo ancora metabolizzare).
Gli appuntamenti settimanali poi si sono estesi, ho aggiunto qualche sabato, a volte la domenica.
Rimaneva fuori solo il giovedì, ma, visto che gli gnocchi non li so fare, ho preso per mano anche questo giorno e l’ho portato con me.
Le risposte ora dovrei averle, ma nessuno mi chiede più niente, forse perché la camminata mattutina fa parte di un rito quotidiano abituale, come lavarsi i denti, fare colazione o cose simili.
La risposta in effetti non c’è, non è un obbligo né una sfida, non devo competere con altri o con me stesso, non ci sono obiettivi da raggiungere se non quello di mantenersi in discreta forma.
Cocciante, in una celebre canzone, diceva “Quando finisce un amore non c’è mai un motivo o una ragione”. Il verbo “finisce”, nel mio caso può essere sostituito con “inizia”, ed ecco spiegato, almeno per me, il motivo di questo piacevole appuntamento quotidiano che pian piano è diventato di ordinaria amministrazione.
Se dovessi coniare un motto che identifichi il movimento direi “appartenenza e condivisione”.
Senso di appartenenza ad un gruppo che ti vede coinvolto in prima persona, anche se c’è qualcosa e qualcuno che durante questi anni ha lavorato per farlo crescere dal nulla e per renderlo quello che ora è, una vera e propria organizzazione che man mano si è estesa in modo capillare in tutta la città, riconosciuta dal Comune di Roma e che si pone, a piccoli passi, obiettivi sempre più grandi.
La condivisione sembra quasi scontata in un’era dove il termine stesso è stato addirittura iconizzato su qualsiasi piattaforma elettronica, più o meno social. Si condivide di tutto, dalla vignetta più inutile di wathsapp fino ad arrivare a ricette di cucina o documenti importanti, DPCM e roba simile.
La condivisione che volevo evidenziare è, oltre che sui social, fatta direttamente sul campo: durante una camminata si condivide un modo di essere, un’abitudine salutare, un’esperienza, un qualcosa che puoi comprendere solo se cominci ad andare con frequenza agli appuntamenti.
La sensazione che provi quando raggiungi il punto di ritrovo non può essere spiegata, la devi provare, assorbire, farla tua per poi condividerla. Una volta acquisita avrà sicuramente un valore aggiunto quando la proporrai o la condividerai con un amico, avrà più forza perché tu fai parte del gruppo, come fosse una sorta di “evangelizzazione”.
All’inizio vedi tanta gente, fai fatica a ricordare i visi, i nomi, scambi qualche parola con lo sconosciuto di turno che ti trovi accanto, cosa che non faresti se il malcapitato lo incontrassi in un ascensore: non vedresti l’ora di scendere.
Non ti devi presentare o raccontare di te, non devi mostrare curriculum o scambiare numeri di telefono per la prossima volta. Sai che lo rincontrerai, forse sì o forse no, e se non c’è lui ci sarà un altro.
Poi, come in ogni collettività o rapporto umano, ti troverai più in sintonia con Tizio piuttosto che con Caio perché usa il guanciale nella carbonara, mentre Sempronio mette la panna e ne va addirittura fiero.
Poi pensi, peccato che dopo un ora tutto è finito e dovrai aspettare domani, o la prossima settimana, per ritrovare quello, o quella, del quale ancora non hai imparato il nome. Quello che fino a ieri lo trovavi indifferente come l’asfalto durante un viaggio in autostrada, può rivelarsi simpatico, può aver letto lo stesso libro che hai letto tu o raccontarti l’ultima puntata di “Don Matteo” che, ahimè, hai perso.
Tutto questo per dire che la socializzazione, oltre che l’attività fisica, è una peculiarità del movimento.
Non ha importanza se sei amministratore, moderatore, capotreno o semplice camminatore, sei comunque una cellula pulsante di questo organismo magico.
Se poi riesci a far cambiare idea a Sempronio riguardo la panna nella carbonara ti offriamo un bel cappuccino e cornetto a fine camminata.
Alberto Romaldi