Per molti automobilisti, il ciclista è solo una rottura di coglioni da scansare

Sabato sono tornato a pedalare sul serio: un bel giro da 90 km tra la via Salaria e la zona della Sabina, sotto Monteflavio. Lassù ci andrò la settimana prossima, tanto per non farmi parlare oltremodo dietro.

Sarà stato per il ponte o per le gite fuori porta già in corso, ma le strade erano stranamente poco trafficate, almeno nelle prime ore della mattina.

Il fondo stradale delle consolari romane, va detto, è sempre stato buono. Non certo per riguardo verso i ciclisti, ma per le migliaia di auto che ogni giorno le percorrono, in entrata e uscita dalla Capitale. Eppure, pedalare su strada resta una delle attività sportive più pericolose. Non ti è concesso un attimo di distrazione, non puoi goderti il paesaggio, e devi restare all’erta ogni singolo chilometro.

Essere tornato in sella mi ha fatto riscoprire angoli che avevo dimenticato, ma anche confermato le solite pessime abitudini di chi guida. Per molti automobilisti, sei solo una rottura di coglioni da scansare, un ostacolo lungo la linea immaginaria che unisce il loro punto di partenza (A) alla destinazione (B).

Scorcio della Sabina

In mezzo ci sono telefonate, messaggi, notifiche continue — che arrivino dal telefono o dalla macchina cambia poco. Il risultato è una guida distratta per loro e pericolosa per noi, che ci spacchiamo i polmoni sul ciglio della strada.

Oltre alla tensione che la bici da corsa scarica su collo, braccia, spalle e chissà cos’altro (succede a tutti, fidatevi), devi pure preoccuparti del solito pilota che sfreccia a 120 km/h su strade dove, se va bene, il limite è 70. Altro che “città a 30”.

Ultima considerazione da una mattinata passata tra sella e asfalto di regione: è pieno di animali investiti. Perché se va bene noi ciclisti veniamo evitati — forse per pietà o per calcolo — gli animali non hanno la stessa fortuna.

Per loro nessun rallentamento, nessun riguardo. Ma sì, sono solo animali, no? Che pretendi, che salviamo tutto il mondo?

Pace e pedali per tutti.

Altro scorcio della Sabina

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso