Tu chiamale se vuoi… Emozioni (di corsa e di vita)

C’è un momento in cui tutto si allinea: il respiro, il passo, il cuore e quella scintilla interna che chiamiamo emozione. Questo fine settimana, le parole di Daniela Lucangeli e il ritmo dei nostri piedi sull’Appia Antica ci hanno ricordato quanto sia profondo il legame tra mente e corpo, tra neuroscienza ed esperienza, tra sentire e agire.

La Lectio Magistralis di Lucangeli, “Tu chiamale se vuoi…”, non è stata soltanto una lezione, ma una rivelazione. Un monologo che si è trasformato in un dialogo silenzioso con le nostre emozioni più autentiche. Ci ha condotti in un viaggio dove psyché, corpo, cuore e memoria non sono elementi separati, ma un unico flusso di vita. Emozionarsi, abbiamo capito, non è un inciampo dell’anima, ma un linguaggio profondo del nostro cervello. E proprio nel “sentire” – parola chiave di questa lezione – abbiamo ritrovato quella connessione spesso dimenticata tra ciò che siamo e ciò che viviamo.

Il giorno dopo, quella consapevolezza è diventata concreta. L’Appia Run non è stata solo una gara: è stata un’estensione fisica del sentire. Correre lungo la Regina Viarum, calpestare il basolato che vide trionfare Abebe Bikila, attraversare i silenzi verdi della Caffarella, sfiorare le antiche pietre di Porta San Sebastiano, fino ad arrivare allo Stadio Nando Martellini… è stato come attraversare la memoria collettiva e quella personale insieme.

Su quei 16,7 chilometri abbiamo sentito tutto: la gioia, la fatica, l’adrenalina, ma soprattutto la presenza. Ogni passo, ogni respiro, ogni emozione ha costruito un’esperienza fatta di condivisione e autenticità. Perché l’Appia Run è una corsa che ti spoglia di ogni superficialità e ti lascia nudo di fronte a te stesso – proprio come fanno le emozioni vere.

Arrivare sul traguardo, mano nella mano con chi ha condiviso la strada con te, è un atto potente. È la celebrazione di un’emozione profonda, non più vista come un impulso da controllare, ma come una bussola interiore che ci guida verso ciò che conta davvero.

Correre e sentire. Comprendere e condividere. Questo fine settimana ci ha insegnato che non c’è scienza senza umanità, e non c’è sport senza emozione. Che le emozioni non sono un ostacolo, ma la via più sincera per conoscere noi stessi. E che, alla fine, ogni traguardo – che sia nella mente o nella strada – ha senso solo se è attraversato con consapevolezza.

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso