Ci siamo. Mancano pochi giorni alla Run Rome the Marathon. Dopo tre mesi di allenamenti e lamentele, la maratona ti ha tenuto compagnia come un amico fastidioso ma fedele.
I vicini di casa sanno tutto di te: le tue corse all’alba, le tue urla al Garmin, le tue scarpe che battono sul pavimento di casa mentre provavi i calzini giusti. Ma c’è una cosa che nessuno può toglierti: hai esplorato la città. Hai visto angoli nascosti, hai incontrato persone nuove, hai scoperto che lo sport per te è un modo per stare bene, non per vincere (a parte battere te stesso, ovvio).
Adesso è arrivata la settimana più bella, quella in cui ti rendi conto che hai fatto tutto quello che potevi. Hai dato il massimo, compatibilmente con il tuo tempo, le tue energie e la tua voglia. E ora, il riposo. Questa è la settimana delle ripetute veloci, dei carboidrati con gli amici, delle notti insonni e dei sogni di gloria.
Leggerai le chat piene di consigli non richiesti, ti preparerai mentalmente a quel momento in cui sarai al 37° km e vorrai solo smettere. E ti preoccuperai di non aver fatto abbastanza, perché ogni maratoneta sa che c’è sempre un rimpianto, una sessione di allenamento mancata, un sogno infranto.
Ma non essere troppo duro con te stesso. Ti sei voluto bene per dodici settimane, hai imparato dagli errori, anche se la strada non sempre ti ha insegnato tutto quello che avresti voluto. Perché la maratona è iniziata molto prima, e ora è solo il momento di raccogliere il meglio.
Domenica prossima, tutto ciò che ti preoccupa adesso sarà solo un ricordo. Se ti servirà, piangerai al traguardo. Ma puoi decidere ora che sapore avranno quelle lacrime: saranno amare di delusione o dolci di soddisfazione?
Dimentica tutte le volte che hai corso prima d’ora. Esaltati se questa è la tua prima maratona. Assapora ogni attimo di questa attesa frenetica. E sappi che, con la medaglia al collo, arriverà quel momento in cui dirai: “Basta, non la faccio mai più.” Durerà poco, e lo sappiamo tutti. Perché tornerai a inseguire un nuovo traguardo, come sempre.
Siamo egoisti del dolore, lo trasformiamo in un piacere condiviso. Forse chi ci sta accanto un giorno capirà quanto bene ci facciamo con quelle smorfie di sofferenza. Perché siamo idealisti della vita quotidiana, mettiamo speranze immense in piccole conquiste, legando i nostri tormenti a un pettorale che portiamo orgogliosamente in giro per la città.
Siamo maratoneti, prima nella vita e poi sulla strada. E ovunque ci porteranno i nostri piedi, ricordati sempre di una cosa: abbiamo la fortuna più grande del mondo, quella di poter dire “Ok, partiamo.”