Il valore dell’ascolto autentico, anche mentre corriamo

Ascoltare il prossimo non è semplicemente sentire le parole pronunciate, ma accogliere il vissuto, le emozioni e i pensieri dell’altro con empatia e apertura.

È un atto di presenza e disponibilità che richiede uno sforzo consapevole, oggi sempre più raro.

Spesso, infatti, siamo distratti, preoccupati di rispondere o di affermare il nostro punto di vista, piuttosto che comprendere profondamente ciò che ci viene detto. Questo atteggiamento non solo isola chi cerca di esprimersi, ma impoverisce anche chi non si concede il tempo di ascoltare davvero.

Ascoltare significa creare spazio: uno spazio di rispetto, condivisione e accettazione reciproca. È un ponte che ci avvicina, permettendo di entrare in contatto con l’altro senza pregiudizi, senza competizione, senza l’urgenza di primeggiare. Quando ascoltiamo davvero, comunichiamo all’altro che la sua esperienza conta, che il suo vissuto ha valore e che non è solo. È qui che il dialogo si trasforma in un incontro autentico, capace di arricchire entrambe le parti.

Nella società moderna, dominata dalla velocità e dall’iperconnessione, l’ascolto diventa una sfida controcorrente. Siamo bombardati da stimoli, informazioni e notifiche che ci spingono a rispondere rapidamente, a essere sempre attivi, multitasking. Questa continua corsa ci priva della capacità di soffermarci sulle sfumature, di percepire il sottotesto delle parole altrui e, soprattutto, di cogliere le emozioni che le accompagnano. Ecco perché fermarsi ad ascoltare è un gesto rivoluzionario: un modo per recuperare una dimensione umana e profonda nella comunicazione.

La strada come metafora dell’ascolto

La corsa è un’esperienza condivisa che richiede armonia: chi corre insieme si adatta al ritmo dell’altro, rispetta il suo tempo, accetta i suoi silenzi e accoglie le sue parole senza forzature. In questo senso, la strada diventa un luogo simbolico dove il dialogo si libera dai fronzoli e torna essenziale. Non ci sono interruzioni superflue, distrazioni o desiderio di prevaricare: solo due persone che condividono un ritmo comune, rispettandosi.

Imparare ad ascoltare non solo fa bene a chi viene ascoltato, ma è un dono per chi ascolta. Attraverso l’ascolto scopriamo nuovi punti di vista, ampliamo la nostra comprensione del mondo e sviluppiamo empatia. In un certo senso, ascoltare ci rende migliori: meno centrati su noi stessi, più attenti agli altri, più capaci di costruire relazioni significative. È un atto che richiede pratica, ma che ripaga con una qualità di vita superiore, fatta di legami autentici e arricchenti.

Saper ascoltare è un’arte che vale la pena coltivare. È un gesto silenzioso ma potente, capace di trasformare il nostro modo di relazionarci, di comunicare e, in definitiva, di vivere. Nella frenesia del mondo moderno, è forse una delle capacità più rivoluzionarie che possiamo riscoprire.

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso