Quante volte, subito dopo aver tagliato la linea d’arrivo della tua ultima maratona, hai esclamato…
“Giuro che questa è l’ultima.”
Ma poi, già il lunedì mattina, la tua mente corre verso la prossima sfida, convinto che “sarà diversa.”
La fatica di fissare una data precisa sul calendario ti accompagna, e tu vivi l’attesa a modo tuo.
I lunghi chilometri, le sveglie all’alba, gli infortuni, le rinunce a tavola, i massaggi, il cambio scarpe, le gare preparatorie: tutto serve per affrontare la linea di partenza come se fosse la prima volta.
Ma dentro di te lo sai: non potrà mai essere come quella prima volta. Perché, come ripeti spesso, “non c’è mai una seconda possibilità per rivivere una prima volta perfetta.”
Così, provi a lavorare di immaginazione, ti distrai con piccoli progetti paralleli e ne parli ai non addetti ai lavori, cercando di convincere loro, e ancor più te stesso, che questa sarà l’amore perfetto.
Eppure, il miracolo si rinnova all’alba di una domenica di novembre, sotto un cielo carico di nuvole. Sei lì, concentrato e felice, con la tua canotta, i pantaloncini e il pettorale.
Corri, rincorri il tuo traguardo, imprechi e ti innamori di una città. Fai di necessità virtù e scopri nuovi angoli, non solo delle strade, ma anche della tua mente.
Ed è proprio grazie a questa combinazione che arrivi di nuovo al traguardo, felice come un bambino, insieme ai tuoi amici, a gioire per tutto ciò che una maratona riesce ancora a donarti.