Dopo quasi trent’anni di running, se qualcuno mi chiede di raccontare di una gara a cui ho partecipato, mi piace iniziare dal “durante”, perché l’inizio e la fine, ancorché differenti, si assomigliano un po’ tutti tra loro, ma è nel mezzo che c’è l’essenza.
La Wadi Rum Full Moon Desert Marathon è una gara organizzata da un gruppo di ragazzi che gestiscono un negozio outdoor ad Amman. Si svolge di notte, in uno dei luoghi simbolo della Giordania, meravigliosa terra che da qualche mese mi ospita. in medio oriente lo sport ancora non è visto come da noi, veicolo di salute e benessere.
Molti non lo praticano. Quindi è faticoso affermarsi in questo campo per chi organizza. Con gli anni però, anche grazie alla comunità internazionale che risiede nella Capitale, attività come il trekking e il Running stanno prendendo sempre più piede e riescono a coinvolgere tante persone soprattutto i più giovani.
Raccontando “il durante” di una gara si riescono a trasmettere le emozioni che si provano. Ed è proprio da lì, da quelle pietre desertiche che inizierà il mio racconto.
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“Sono circa al dodicesimo chilometro, le gambe affondano nella sabbia soffice e fanno fatica ad andare avanti. Se non bastasse si è alzato un vento fortissimo e freddo, con raffiche che sfiorano i sessanta chilometri l’ora e a quel punto mi domando se ne è valsa veramente la pena imbarcarsi in questa avventura”.
“Certo che ne è valsa la pena, perché come tante altre cose fuori dall’ordinario, anche una semplice corsetta ti può far scoprire tante cose, prima su tutte che l’uomo è niente se confrontato con la natura e ogni ambiente deve essere approcciato con rispetto. Ne è valsa la pena perché oltre a correre in un contesto naturalistico unico al mondo, corri insieme a centinaia di persone delle nazionalità più disparate: dal Messico, al Madagascar, dal Giappone alle Filippine, dall’Australia alla Nuova Zelanda, dagli Stati Uniti, dal Canada, da tutta Europa e ovviamente da tutta la regione medio-orientale, gente che come te, corre per il solo gusto di correre, senza essere ossessionati dal tempo, dal risultato e da quello che poi dovrò postare sui social.”
“Le luci dei check-point in lontananza, i beduini con i loro falò e i dromedari che con passo ciondolante si muovevano tra le dune sono state i miei, ma meglio dire i nostri, porti sicuri. Ma la magnificenza si trovava quando, spegnevi la tua lampada frontale e alzavi lo sguardo verso il cielo: un cielo stellato di rara intensità e poi una luna piena che sembrava di toccarla, hanno chiuso magicamente la cornice di momenti che rimarranno sempre scolpiti nel mio cuore”.
Di questione tecniche non ne parlo, perché come anticipato prima, sono esperienze fuori dall’ordinario che andrebbero provate per essere capite a pieno. I tempi, i cronometri, le andature…le lascio a chi ama raccontare il prima e il dopo, io bado all’essenza.
Nota di merito per l’organizzazione che è stata perfetta sotto ogni punto di vista e questo fa onore ad un gruppo di “super giovanissimi” che hanno proposto questa avventura in maniere eccellente.
Antonello Cipullo