Uscire la mattina presto a correre per evitare il caldo della pausa pranzo. Mettersi in ascolto e sentire come tutto cambia rispetto all’inverno appena passato. Perché quando arriva il caldo, ma non quello che tutto secca, la temperatura ideale delle 6 del mattino, i 16 gradi asciutti per intenderci, be’ insomma in queste condizioni la città tra maggio e giugno si accende di odori, che non sono ancora quelli cattivi.
Ma non sperate che sia sempre facile percepirli, la cosa che più conta siete voi ovviamente, il vostro risveglio primaverile che vi ha smosso dal torpore del freddo e ha preparato l’olfatto a ricevere nuovi stimoli.
Allora, ecco che sulla solita piazza sotto casa, su cui per mesi hai visto solo macchine parcheggiate, spunta il profumo dei tigli, con le loro chiome rigogliose a preparare un ombra necessaria, e il loro profumo intenso si sente solo all’alba e al tramonto.
Più vai avanti sulle strada e della città e piano piano prendono vita già alle fermate dei bus e tu corri tra passanti assonnati e pensierosi e si distinguono esattamente i dopo barba, le creme e i profumi, le sigarette dopo il caffè al bar antistate la fermata e le sfampate di quelle elettroniche.
Poi ci sono i camion della nettezza urbana che lasciano la loro traccia, differente in base alla stagione, alla città e località geografica. Il giro che faccio è una linea di 6 chilometri, da casa e ritorno, 12 mila passi nei quartieri di Roma nel suo quadrante a nord.
In questo risveglio urbano c’è l’odore del bar con i cornetti fatti in laboratorio, e il vapoforno con il pane e la pizza bianca romana, lo stesso odore di quando eri bambino, perché i neuroni si potranno dimenticare di tante cose, ma la memoria olfattiva sapete bene che resta immutata.
La contentezza dei filari di rincospermo lungo le recinzioni dei giardini, colora la città e la sua fragranza che ti prende alla gola e ti riporta sui vialetti della casa al mare di mille estati fa.
Corri e rivedi le immagini del passato, ma usi l’olfatto invece che il legnetto da rabdomante alla ricerca dei pensieri positivi.
Passano i chilometri e l’andatura e nella seconda metà è anche più veloce perché sei davanti alla felicità della pasticceria Marinari di Corso Trieste, ancora con la serranda mezza abbassata, ma con il laboratorio in perfetta sincronia.
Il calore dalle scale mobili della metro che ti prende alla gola, il fioraio davanti al Giulio Cesare con i gigli appena rinfrescati dalla notte passata e in fine lui, l’asfalto, al suo posto e neutrale, ed è ancora un compagno di corsa silenzioso, non scalda non puzza, fa il suo dovere.
Correre al mattino resterà sempre il mio antidolorifico magnifico, una cura olfattiva da ogni rottura di scatole. Aerosol artificiale, moderno segno dei tempi e delle stagioni, dal freddo gennaio dove tutto è secco e silenzioso a questi giorni di esagerazione olfattiva, vi auguro di correre sempre per il piacere di farlo ovunque sarete, con tutto quello che potrete percepire, fatica compresa.