È passata una settimana dalla tua ultima maratona e stai già pensando alla prossima, o forse ti sei già iscritto.
Non ti è bastato il mazzo che ti sei fatto per arrivare a quartantaduechilometriecentonavantacinquemetri che già brami per rifarlo di nuovo.
Cosa ti spinge a non sentire quell’amico che ti vuole bene e ti ha detto “ok, sei stato bravissimo ma adesso fai una pausa”.
E tu niente, sei sordo e cieco, infervorato da quella bellissima medaglia, dalle gambe che in tre giorni sono passate da essere cemento armato a soffici buondì motta.
E allora dagli di fondo lento, a sognare di riuscire ancora meglio della volta precedente.
Eppure basterebbe così poco, saziarsi di una volta che è andata bene, o capire perchè è andata male e fare tesoro di entrambe le occasioni, ma senza strafare.
Perchè il problema nostro sta tutti qui: non ci accontentiamo mai di nulla, perennemente affamati, assetati di fatica e gloria personale.
Uno, due, tre, mille traguardi non ci basteranno mai, non saremo noi quelli che un giorno diranno “basta”.
Andiamo avanti perché ci piace farlo, correre è la nostra linfa, il mezzo grazie al quale ci vogliamo bene e ce lo dimostriamo su ogni traguardo, prossimo compreso.