Io ho un amico che corre e corre pure forte, ma la cosa più incredibile del mio amico è la sua capacità di smanettare in rete con i dati delle sue corse.
Per uno come me che, dopo ogni allenamento, si appunta ancora tutto su una vecchia agenda, non è sempre facile riuscire a stare dietro al mio amico e non solo in rete.
Lui, di ogni chilometro corso, ne conosce i bit che ha lasciato dietro di sé, li analizza, li confronta e li condivide.
Quando torno dalle corse all’alba, il mio amico smanettone ha già fatto tutto e mi invia i suoi report giornalieri manco fossi il Dottor Leonard McCoy di Star Trek.
Li apro e il problema, infatti, è capirne i dati, le statistiche, le metriche usate.
La corsa da suo punto di vista è un’altra cosa, è la misura di quanto sia cambiata sotto molti punti di vista, anche se alla fine sempre di corsa si tratta.
Ci sono giorni in cui si interessa alle mie di corse, semplici e analogiche, senza gps, senza tracciabilità né condivisione.
Ci sediamo la sera davanti a una birra e, in silenzio, lui legge le mie agende degli allenamenti. Le analizza ammirandone la struttura, la calligrafia e la costanza nel trascrivere ogni valore di tempi, distanze e sensazioni fino a non perdere neppure un centimetro di ciò che ho prodotto in strada.
A volte, le mie agende, se le porta a casa perché vuole capire o carpire il fascino di una “reportistica d’altri tempi” come la definisce nei messaggi che mi manda.
Io non lo so quale, dei nostri mondi, sia il migliore, se il suo con le previsioni di tempi futuri o il mio con le certezze dei traguardi giornalieri.
So solo che la corsa non la puoi tradire, non la puoi imbrogliare. La corsa è la parte della nostra vita in cui tutti partono dallo stesso punto e arrivano allo stesso punto, nel mezzo ci siamo noi con le nostre capacità e speranze, i file e le pagine su cui scrivere.
Ciò che conta è capirsi tra persone prima ancora che con i report e le condivisioni solo così la corsa potrà essere un movimento di massa che migliora tutti i mondi, anche quelli in rete.