Non faccio più gare perché ho smarrito lo spirito che era alla base di quella che fu la nostra squadra all’inizio.
Non faccio più gare perché non trovo più lo stimolo per alzarmi presto la domenica mattina, arrivare al gazebo con largo anticipo e con lo scopo d’incontrare gli amici e scambiare quattro chiacchiere.
Non faccio gare perché non mi ritrovo più con il pensiero di chi guida la mia squadra.
Le poche che faccio in giro per l’Europa o l’Italia, con quei quattro amici (veri) che mi sono rimasti è per ritrovare il piacere di stare insieme e gironzolare alla ricerca del ristorante dove mangiare prima e dopo la gara.
Sicuro che comprenderete il mio pensiero, aggiungo che non è solo un problema di offerta della nostra città ma anche culturale di chi guida le squadre, molte volte incapaci di aiutare il movimento della corsa, crescere e rinnovarsi nel format.
Tutto questo perché la maggior parte di loro utilizza la squadra per portare vantaggio a quella che è la loro attività principale, in perfetto stile italiano dove tutto è guidato dal conflitto d’interesse.
Da questa situazione, ormai endemica, cresce a dismisura la necessità di cambiare società di appartenenza con il successo finale della Run Card Fidal.
Credo che si sia passati da una concezione dell’attività sportiva aggregante, a una più individualistica dell’ognuno per sé e quando mi va mi vedo con chi voglio.
Sono cambiati i tempi, quello che spaventa è che non è successo in cinque/dieci anni; ne sono bastati un paio di quelli “pesanti”.
Buone corse a tutti