Decidere di andare in vacanza al mare o in montagna, per un runner può essere una decisione molto più impegnativa di uno che non corre.
La questione è semplice: al mare non è detto che tu correrai, in montagna correrai e farai tante più cose utili alla corsa.
Ma facciamo un passo alla volta.
Quando in famiglia di deve decidere dove andare in vacanza la scelta è prima di tutto di natura economica, a chi non piacerebbe andare dove gli pare, in quei posti dove con poco fai tantissimo, tra bellezze naturalistiche, arte, cultura divertimento e poca gente intorno? ma le vacanze così esistono solo su tik tok.
Una volta fatti tornare i conti tra figli in giro per campus estivi e suocere e minori al seguito, il tutto per almeno dieci giorni, la selezione di una vacanza tra valli alpine o spiagge di ciottoli e sabbia bianca sarà lo spartiacque tra un periodo di allenamento di qualità e un indecoroso svacco estivo.
Perché, diciamocela tutta, quando sei in vacanza in montagna esce fuori il meglio del podista vecchia maniera che è in te.
Al contrario, quando sei in vacanza al mare, sulle spiagge del Salento o tra gli scogli della costa calabra, lo stesso runner si dimentica la ragione per cui ha messo in valigia scarpe da corsa canotte e pantaloncini.
Non è solo una questione altimetrica badate bene, ma più che altro è di natura meteorologica, epidermica e alimentare.
Quando sei in vacanza in montagna e ti svegli presto, perché in montagna ci si deve svegliare presto “poiché la montagna non aspetta nessuno” – bah – e la temperatura si aggira sui 10-12 gradi a fine luglio, ti senti corroborato dal verde splendente dei boschi, dalle ciclabili al fondovalle pulite e disegnate alla perfezione e correre è il naturale interludio tra il letto e la tavola della colazione.
In queste condizioni, “ideali” le definirebbe il tuo amico al campo, fai ragionamenti impensabili in città: “stamane un lavoro tranquillo e in serata le ripetute in salita verso la malga non me le leva nessuno”.
Una follia se ripensi a quando d’inverno tra nebbia e traffico non muovi il culo manco a calci, potere delle stelle alpine.
Al mare con il caldo di certe serate che si portano fino a notte fonda la stessa temperatura delle 5 di mattina sei catatonico tutto il giorno.
Non proferisci parola con nessuno, provi a nuotare ma pensi mestamente: “tanto non è la stessa cosa “.
Fai gruppo con quelli del villaggio che hai adocchiato appena arrivato già al check-in alla reception. Un bolognese alto e segalino che fa coppia con il cognato di Novara il quale pesa il doppio di te e in due vantano personali in maratona la metà del tuo miglior tempo.
Dopo due giorni, ti conoscono tutti. Sei quello che parla e fa battute, racconta, scherza, offre da bere a ogni ora pur di non andare a correre a 38 gradi all’alba.
Fai gruppo, sei il gruppo e anche i cognati alla fine ti vengono dietro, ogni sera siete al bar sulla terrazza che pontificate di avventure podistiche tra il sogno e chi se la inventa più grossa.
Dopo dieci giorni, eccovi al parcheggio che vi salutate, lessi dal sole, gonfi dalla cucina calabra e dai vini di Tropea che vi hanno fatto uscire una pinguedine degna dei personaggi de i Sopranos.
A fine vacanza il saluto è memorabile, fratelli di fatiche e di promesse fatte da sbronzi l’ultima notte dove vi siete confidati che il prossimo anno “tutti in montagna da mio cugino, che ha un posto niente male” – dichiari con volto fiero e compiaciuto.
Tanto lo sai che in “quella baita niente male”, dove si magna, si beve e si dorme freschi che è un piacere cè gente come te, fuggiti in montagna per scappare dalle fatiche di città, perché quando un runner non vuole correre non lo convince nemmeno la dea delle 7 fatiche, e guai a provare a smuoverlo tra luglio e agosto, se è no è no anche con Gelindo Bordin e Stefano Baldini nel gruppo vacanze.