100 km del Passatore e la sua storia

La 100 km del Passatore è l’ultramaratona tra le più famose al mondo. Si svolge nell’ultimo sabato di maggio con partenza da Firenze e arrivo a Faenza.

La prima edizione risale al 1973, ed è intitolata al Passatore, popolare figura della storia e del folclore romagnolo.

Il Passatore, pseudonimo di Stefano Pelloni, è stato un brigante italiano attivo nella Romagna di metà Ottocento. Il soprannome gli venne dal mestiere di traghettatore (o “passatore”) sul fiume Lamone, esercitato dal padre Girolamo.

L’idea di una corsa di 100 km è stata sviluppata da Alteo Dolcini e Francesco Calderoni partendo dal progetto di organizzare una maratona nel Faentino. Alteo Dolcini, cofondatore anche dell’Ente Vini di Romagna, propose di unire la terra del Sangiovese alla terra del Chianti.

Foto – il Passatore

Con una felice intuizione – era il 28 maggio 1978 – Franco Chiavegatti, inviato del “Corriere della Sera”, la battezzò come “Olimpiade della follia” nel suo reportage sul maggiore quotidiano italiano.

Nacque per volontà di alcuni folli, come PIETRO CREMENTI, detto “PIRÌ”, tra i membri fondatori della 100 km del Passatore, scomparso nel 2021, è stato per circa mezzo secolo l’anima e il cuore della Faenza-Firenze, amministrandola e guidandola con fortissima passione, dedizione e competenza.

La prima edizione del 1973 venne vinta da

BACCARO ROMANO in 07:51

TELLINI MARIA PIA in 12:37

Nei 50 anni di passatori, di cui se sono corsi 48 con un evento speciale a Imola causa covid nel 2021, ci sono stati 21 vincitori diversi nella gara maschile.

Sopra a tutti basta ricordare Giorgio Calcaterra, con 12 vittorie e il record del percorso del 2011 in 6h25’47”.

Tra le 27 donne che l’hanno vinta c’è Nikolina Sustic, con 5 edizioni al primo posto e il record del 2019 in 7h31’05”.

Foto – il Passatore – Nikolina Šustić

Dalla quinta edizione è stato istituito il premio speciale “Io c’ero” per i concorrenti riusciti ad arrivare al traguardo 5, 10, 15, 25, 30, 35, 40, 45 volte.

Come da tradizione faentina il premio è una ceramica creata da Vittoria Monti. Al 2018, due concorrenti hanno portato la gara a termine 45 volte:

Walter Fagnani di Verona e Marco Gelli di Sesto Fiorentino; entrambi furono assenti solamente alla prima edizione del 1973.

Nel campo femminile questa particolare classifica è condotta da Natalina Masiero di Padova, che nel 2017 ha concluso 35 edizioni della manifestazione.

Foto - il Passatore - 1974
Foto – il Passatore – 1974

A chi si chiede perché correre il Passatore rispondiamo che la magia che questa corsa regala sta nella bellezza dei paesaggi che attraversa e nella cordialità e convivialità delle persone che la animano.

Innanzitutto nel percorso rettilineo, non un circuito, che si snoda attraverso due regioni e che si inerpica sull’appennino tosco-romagnolo ricco di saliscendi e di una natura ancora incontaminata; e poi nell’accoglienza tipica della gente che abita i luoghi che la corsa percorre, oltre che nella passione che anima gli oltre cinquecento volontari, vero cuore pulsante della manifestazione.

Suggestiva è anche l’atmosfera che accoglie i concorrenti dal calare del sole dove l’immersione nei suoni della natura sotto un cielo di stelle si fa ancora più emozionante.

I luoghi del passatore sono la storia del nostro paese

Foto – il Passatore –

FIRENZE

FIESOLE

BORGO SAN LORENZO

PASSO DELLA COLLA DI CASAGLIA

MARRADI

BRISIGHELLA

FAENZA

L’avete corsa in molti e tanti sognano di essere almeno una volta sulla sua linea di partenza. Lo start a Firenze per partire alle volta di Faenza. E’ la 100 km del Passatore, la più amata e sofferta, il viaggio da cui tutto può cambiare o restare così come ve l’hanno raccontata gli amici che l’hanno corsa.

Un autore anonimo spagnolo, per descrivere il Cammino di Santiago di Compostela, un giorno disse: “l’esperienza non sta in quello che hai camminato, ma in quello che hai imparato”.

Mi piace pensare che lo stesso concetto possa valere per la 100 chilometri del Passatore.

Perché se migliaia di atleti si ritrovano alla partenza, è segno che la gara ha superato le barriere della prestazione sportiva ed è entrata nella visione catartica del viaggio interiore.

Lo abbiamo provato in tanti cosa si sente passando sui pendii della Colla, addentrarsi nella notte di Brisighella e oggi, più che mai, la voglia di essere sogno ad occhi aperti è tangibile e concreta.

I racconti di chi ci è stato narrano di notti incredibili, di stelle brillanti quasi estive e altre con nuvole cariche di pioggia e pensieri.

Foto – il Passatore – Sustic – Pirì – Calcaterra

Senza nulla togliere a percorsi umani e religiosi, rispettando fedi e credenze popolari, la prova di forza e ragione che spinge tutti quei cuori sulla salita di Vetta le Croci è figlia di una maturità sportiva, di un movimento che sa cosa vuole.

Chi parte per il Passatore ci è arrivato con la sana imprudenza del maratoneta, passando per le prove di vita quotidiane che nulla hanno a che fare con lo sport, ma che sono servite, eccome.

Quando inizi un viaggio così lungo assapori il rischio di non arrivare mai, temi di fallire prima della gloria, ma se hai deciso di segnare l’inizio è perché ce lo avevi prima nella testa che nelle gambe.

Non ti curare di chi ti voleva fermare, non devi giustificare niente a nessuno, non è semplice far capire il senso di tutto ciò.

Oggi non ti deve importare di chi ha provato a rovinare l’asprezza della gara con un aiuto o una strada più breve. Loro non parlano la nostra lingua, non vivono come noi.

Tu sei mosso da una energia che non si può spiegare, e non servirebbe a niente dire perché lo fai.

100 km del passatore

Palesare la tua verità sminuirebbe il concetto stesso di viaggio. Sarebbe come chiedere ad un alpinista perché devi salire fin lassù. La risposta ce l’ha insegnata la storia ed è perché lui è lì.

Per lo stesso principio sei partito da Firenze e non ti sei più fermato, ma poteva essere qualsiasi altra città e avresti messo tutto te stesso su quei chilometri, perché non conta la strada, ma solo tu che ci sia sopra.

I tuoi desideri, i tuoi bisogni, le tue angosce e le tue paure. Ci hai messo tutto e lo hai spinto, condotto anche oltre ogni umana sofferenza. Perché quello che ti ha mosso è stato un amore grande e grazie a lui sei arrivato fino in fondo.

Tutto questo è lo sport.

Mettere ogni goccia di sudore sui tuoi pensieri e portarli fin dove te la senti e oltre, anche dopo 100 chilometri.

Foto – il Passatore