Mio figlio ha smesso di correre e non vuole più andare agli allenamenti in pista.
Mio figlio non vuole più correre e io sono molto rammaricato per questo.
Non gli ho detto nulla, è una sua scelta che a 17 anni è libera e indipendente.
Però…
Oggi mio figlio impiega il suo tempo libero con gli amici, ha smesso di faticare, corre dietro alle mode e ai modi che tutti seguono.
Sui 400m piani era il primo della squadra. La sua vita, fino a un mese fa, era fatta di sacrifici e impegno per cercare di stappare via anche solo due secondi sul volto esigente del suo allenatore. Erano in simbiosi, si volevano bene, si capivano. Poi è arrivato lo strappo. Una decisione presa di pancia da parte di mio figlio ha rotto l’incantesimo.
Ancora una serata a letto presto, quando tutti gli amici avrebbero festeggiato i primi 18 anni, lui avrebbe avuto una prima gara importante in un meeting in città.
NON VOGLIO ESSERE IL DIVERSO, VOGLIO ANDARE DOVE VANNO TUTTI, VOGLIO ESSERE COME TUTTI.
Da quel momento tutto è precipitato.
L’indolenza verso le regole, l’alimentazione, le serate monastiche per non compromettere l’esito di quel giro di pista.
Quando correva lo vedevamo volare via come un fuscello al vento. Bello agile e reattivo, come solo a 17 anni puoi essere.
Era elegante mio figlio mentre correva, anche al buio della pista, mentre attorno la città gridava di nevrosi era capace di elevare l’animo degli spettatori, consapevoli che quelle gambe avrebbero preso il volo verso un record o un’Olimpiade.
Mio figlio ha smesso di correre, ha lasciato che il sogno si fermasse prima dello start.
Parlate ai vostri ragazzi, non li lasciate soli dietro la fatica, fateli esprimere con tutti i mezzi che hanno a disposizione, vedrete che resteranno attaccati alla corda, non salteranno l’ostacolo oltre quella fatica che li potrà far correre verso la medaglia più bella di tutte: la libertà di essere protagonisti dei loro successi, anche fuori dal campo di gara.
(Un padre a bordo pista)
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