“Io ho il mal di deserto” con questa frase si apre il nuovo libro di Marco Olmo “ Correre nel grande vuoto”. Edito da Ponte alle Grazie la stessa casa editrice con cui Marco scrisse nel 2012, insieme a Gaia De Pascale – Il Corridore.
Correre nel grande vuoto è una dichiarazione d’amore verso la corsa e i deserti. Un titolo che porta con se un bisogno e un luogo. Sì perché grande vuoto è il significato della parola Sahara in arabo.
Correrci è la realizzazione di un uomo che, a 47 anni, cambia la prospettiva di vita e inizia un percorso che dalla Marathon des Sables in Marocco lo porterà a correre nei deserti più duri e affascinanti del mondo.
Il libro di Marco Olmo ha dato forma al rispetto per la natura selvaggia e indomabile come lui stesso la definisce. Ha saputo infondere fiducia e forza ad una relazione che è iniziata con un passo lento. Lui e le sabbie lontane del nord Africa si sono piaciuti come in un grande amore.
Prima con una vacanza in cui Marco e la moglie Renata, stimolo e sostegno da sempre, hanno visto e annusato, un po’ da turisti, cosa è la bellezza della natura dove il nulla, riempie il tutto.
Poi Marco ha iniziato a sentire quella forza di gravità permanete verso un centro che stringe e ti attira a se. Il grande vuoto appunto. Per 22 volte ha preso parte alla Marathon des Sables, gara di 240 chilometri da completare in 6 tappe lungo il Sahara marocchino.
E come un amore assoluto e prefetto il libro si apre e si chiude con questa prova. Ma dentro al viaggio scritto da Marco ci sono tante scene del campione. Imprese e disfatte vissute in tanti deserti in più di 20 anni di carriera sotto il sole cocente, i venti più impetuosi, tra le dune altissime e i laghi salati più grandi che disegnano i contorni scomodi, ma affascinati, di questo nostro bellissimo e delicato pianeta.
Il grande vuoto è il silenzio, gli orizzonti infiniti, la assenza di ogni certezza quotidiana linfa necessaria per rispondere al suo bisogno di correre.
Il lettore non si sentirà mai solo. Marco con uno stile diretto e semplice nella narrazione, alterna pensieri e aneddoti di chi sa cosa è la corsa in tutte le condizioni. E’ istruttivo nel presentare le gare e nel contempo romantico e rispettoso delle popolazioni incontrate.
Un uomo che sulla soglia dei 50 anni scopre una nuova dimensione della corsa. Un libro costruito benissimo, come una ultra maratona ha i suoi tempi e le asperità del filo narrativo.
Sapiente manufatto in cui si intuisce (per chi ancora non lo conoscesse) il percorso atletico di un grande uomo.
Marco ha fatto capire che correre è una soluzione a molti problemi personali ma è anche fonte di altrettante incognite. Come nella vita anche nella corsa sa bene, come sottolinea lui stesso, che “devi essere il pilota, la macchina e il meccanico del tuo corpo”.
Le ultra maratone che racconta l’autore sembrano le gare della nostra domenica. Sta tutto qui il bello di questo libro. Far sembrare facile le cose impossibili. Basta però entrare nel vivo della lettura per capire che è una certezza di comodo.
Perché Marco in Mauritania, Giordania, sul Monte Sinai e in Marocco ha fatto cose incredibile, così come nella Valle della Morte correndo in condizioni climatiche proibitive dove ha capito cosa vuol dire rispettare la natura e se stessi.
Durante la lettura ti dimentichi la vita di Marco prima della corsa, sembra di stare a leggere di un uomo che ha fatto solo questo da sempre. Ma lui viene dalla terra, la stessa che ogni giorni ha scavato e trasportato dalla cava in cui lavorava a Robilante, il suo paese nella provincia di Cuneo, e sa come rimettere in ordine fantasie e pensieri.
Ti ricorda da dove viene e dove tornerà dopo l’ennesimo podio. Leggi il libro hai la voglia di fare due cose. Una correre senza fermarti più, l’altra abbracciare l’autore per ringraziarlo del viaggio fatto insieme.
Infine è bello sapere che un uomo possa sopportare così tanta fatica, vincere e credere ancora di farlo dentro un nuovo deserto, dentro un altro grande vuoto che ti riempie l’anima solo a leggerlo
Grazie grande campione.