Ci sono mattine, come oggi, in cui ho la sensazione di avere tempo, di andare di fretta, seppur la giornata sia iniziata presto. Leggo fugacemente i testi che mi capitano sotto gli occhi tra una mail ed un articolo.
Sfoglio contemporaneamente tra un blog, ed un social post, con la velocità di chi sembra aver perso già parte della giornata.
Ho più email di lavoro ancora marcate come da leggere, qualche notifica di whatsapp e avvisi di calendar che suonano con scadenze di cose da fare oggi, inderogabilmente.
Viviamo in un’era che ci fagocita costantemente l’attenzione, ed il tempo è parte integrante di quel senso di frenesia che ci cattura ormai in ogni momento della giornata.
La necessità di dover finire delle cose ed avere sempre la sensazione di non esser riusciti a fare tutto per poi arrivare all’ultimo minuto.
Ci diciamo che “è sempre troppo poco il tempo” ma continuiamo ad aggiungere cose da fare, da leggere, da vedere e siamo così convinti di poter far tutto che facciamo tutto di fretta, più velocemente, probabilmente con un livello di attenzione più bassa, con maggiore superficialità, senza soffermarci ad osservare e metabolizzare quello che stiamo vivendo, consumando tempo, appunto.
Sempre più in affanno.
E l’affanno si sovrappone a tutto, diventa un peso che schiaccia la capacità di ascoltare e gestire tutto, compreso il tempo.
Per qualche strano motivo pensiamo che correre di più sia più efficace per guadagnare tempo, eppure correndo di più stiamo andando in debito di tempo e qualità, che stiamo sostituendo solo con quantità.
Lo stesso ci succede quando correndo, realmente, cerchiamo di prendere il tempo, aumentando il passo, per arrivare prima e toglierci di mezzo la sessione quotidiana di allenamento e smarcare questo task per poter dire che anche oggi “abbiamo dato“, in affanno.
L’affanno non ci ha fatto ascoltare il corpo, la testa, i passi, il suono del vento, il cuore e non ci ha tolto la possibilità di osservare, è solo perché eravamo concentrati a guadagnare tempo.
Ma il tempo non si guadagna così e la Corsa ci insegna che se vuoi guadagnare tempo devi avere pazienza, e se necessario, rallentare.
Mi sono domandato perché la corsa mi abbia preso così tanto nell’ultimo anno. Pensavo di non avere una risposta, ma penso di averla trovata.
Corro perché Correndo prendo quel tempo di riflessione che non ho e non riesco ad avere in altro modo, sopraffatto dalla routine, dagli impegni e dalla disattenzione indotta dal contesto.
Corro perché Correndo riesco a rilassare la mente e farla tornare al suo mestiere naturale che è “pensare”, e non solo reagire automaticamente a stimoli che hanno catturato la nostra attenzione.
Corro perché Correndo ho il tempo di recuperare i dettagli e le emozioni, sedimentarle, rendendole un valore e non una informazione passeggera.
Corro perché Correndo rallento, e rallentando riesco ad accelerare come non sono mai riuscito a fare.
Ecco perché adesso Corro, in modo differente.