Dopo quasi due anni Luca è tornato allo stadio a vedere la sua amata Roma. Un appuntamento che si era interrotto a seguito della pandemia.
Nel frattempo ha ricevuto le due vaccinazioni, in ritardo, ma sono arrivate. Le persone fragili non sono state le prime, ma neppure le seconde o le terze a ricevere il vaccino. Questo perché semplicemente se le erano dimenticate; di conseguenza tutti gli abitanti della casa famiglia dove vive Luca, Casa Blu, hanno vissuto protetti e assistiti all’interno della casa come non sarebbe stato possibile in alcuna altra parte.
La felicità che Luca ha dimostrato nel tornare sulla tribuna Tevere dello stadio Olimpico è stato il segnale per pensare che siamo ormai vicini a una normalità sociale.
Quella tra me e Luca è un’amicizia che, grazie allo sport, può essere vissuta fuori Casa blu. Ogni volta che troviamo una partita in orari comodi ne approfittiamo e ci godiamo le ore di svago tra il pubblico dello stadio.
Andare ad assistere a un evento all’Olimpico per un portatore di handicap è diventato più agevole, tutto fila liscio, dal parcheggio agli spalti tra steward e assistenti.
Ma non è ovunque così, perché c’è un briciolo di amarezza quando torniamo a casa, come se fossimo stati in un limbo dove ogni cosa è al suo posto, ma solo per 90’.
Il resto lo potete immaginare.
Siccome siamo degli indomiti fiduciosi e nutriamo la nostra vita di speranza e ottimismo vorremmo vedere una Roma nuova, ma non tra 4 anni, bensì da martedì mattina.
Una Capitale in cui torni centrale la vita politica e sociale da parte di chi la governa e di noi che la viviamo.
Che si prenda cura degli ultimi così come di chi viaggia a 200 all’ora su binari privati. Perché una società che si dimentica del marciapiede davanti Casa Blu e non permette a Luca di fare una passeggiata senza dover passare sulla strada ha perso da sempre.
Al Sindaco e al Presidente del Municipio dove vivono gli amici della Casa Famiglia chiediamo impegni che siano fattibili, le promesse non ci bastano più. Vorremmo un luogo in cui vivere e in cui ciò non crei separazioni tra chi può farlo e chi è costretto a sopravvivere.
Luca, e con lui tutte le fragilità che rappresenta, sono le nostre responsabilità verso un mondo che chiede spazio e ascolto, rispetto e dignità.
In campagna elettorale avete detto che i soldi ci saranno, e che un PNRR come questo non si vedrà mai più; tra di voi ci sono candidati che lo hanno scritto, progettato e reso pronto da spendere.
Allora da domani pensate a chi non può muoversi in città, alle cose semplici, in quanto a Roma è diventato impossibile fare anche quelle, ascoltate i bisogni e troverete le relative soluzioni.
Venite a parlare con chi è stato messo per ultimo e vedrete che non resterà più indietro.
Un caro saluto da parte di Luca e di Marco.