La Brazilian Storm o tempesta Brasiliana è la nuova generazione di surfer che sta sbaragliando le classifiche mondiali fino alle Olimpiadi di Tokyo appena concluse.
Un movimento sociale, economico e consapevole, la Brazilian Storm ha salvato tanti ragazzi brasiliani tenendoli lontani da una vita fatta di criminalità e droga.
L’esempio per tutti è il campione Adriano de Souza, cresciuto in una favela di San Paolo dove una tavola da surf di seconda mano da 7 dollari lo ha protetto da un futuro incerto.
Da quando i primi titoli mondiali di surf sono stati vinti nel 1964 dagli australiani Phyllis O’Donnell e Midget Farrelly, il surf competitivo è stato ampiamente dominato dai campioni occidentali e sudafricani.
Naturalmente ci sono una manciata di vincitori hawaiani e peruviani, ma è solo di recente che il Brasile ha intrapreso un percorso unico nella corsa annuale per il titolo mondiale in un movimento emozionante noto come Brasilian Storm.
Non c’è da sorprendersi che il Brasile stia producendo alcuni dei migliori surfisti del mondo da Filipe Toledo a Chloe Calmon, da Maya Gabeira a Tatiana Weston-Webb.
Il Brasile è un paese grande come un continente con 7.491 km di costa atlantica, dominata da spiagge di sabbia bianca.
Le grandi città come Rio de Janeiro e San Paolo hanno premesso di elevare gli standard di surf al fine di diventare un paese all’avanguardia.
La Brazilian Storm è anche figlia di quel mix culturale che e ha prodotto meravigliosi stili musicali che fondono ritmi africani e influenze europee, arrivando alla samba e alla capoeira.
Una delle grandi esperienze del Brasile è il sottofondo quasi costante di samba, capoeira e bossa nova che sale da bar sulla spiaggia, ristoranti, cortili e feste all’aperto.
Il surf brasiliano è espressivo di questa cultura musicale, iniziato negli anni ’60 e negli anni ’80 e ’90 il paese aveva alcuni concorrenti di livello mondiale come Flavio Padaratz e Fred D’Orey, ma gli shock finanziari e l’instabilità politica hanno scosso l’economia e limitato la crescita dell’industria del surf.
Solo nelgi anni negli anni 2000 che il Brasile ha vissuto più di un decennio di stabilità e il divario un tempo enorme tra ricchi e poveri si è ridotto un po’. Entrato a far parte delle economice BRIC – Brasile Russia Inda Cina dando luogo a crescite finanaziarie rilevanti e creando una nuova classe media, più surfisti e un’economia del surf più resiliente.
Brazilian Storm è un movimento che ora ha il sostegno della sponsorizzazione, organizza competizioni internazionali per qualificarsi per i tour mondiali dando l’opportunità finanziaria di allenarsi e viaggiare ai campioni domestici.
Non a caso lo scorso 27 luglio il surfista brasiliano Italo Ferreira ha vinto la prima medaglia d’oro olimpica nella storia del surf, uno sport al suo debutto olimpico a Tokyo.
Italo Ferreira è stato campione del mondo 2019 è considerato uno dei surfisti più esplosivi del settore, noto per il suo approccio energico e la volontà di intrattenere a tutti i costi. La sua vittoria su Gabriel Medina alla resa dei conti della Pipeline nel 2019 è considerata una delle più grandi vittorie di sempre di questo sport.
La sua umile ascesa alla celebrità riflette il più ampio cambiamento in Brasile, da nazione di surf di terzo livello nel circuito mondiale alla sua forza dominante.
Negli ultimi 6 anni, Ferreira – insieme al resto della generazione di ripper soprannominata Brazilian Storm – ha guidato il Brasile a rivendicare quattro titoli mondiali e a vincere 30 degli ultimi 66 eventi.
I surfisti brasiliani hanno mantenuto una presenza nel Tour dagli anni ’80, con alcuni entrati nella top 10 a metà degli anni ’90 e 2000, questa generazione rappresenta un cambiamento epocale su un piano completamente nuovo.