“Come atleta devi sapere quello che vuoi, quanto tempo ci puoi mettere per diventare il migliore.”….
Bolt è un cognome che non ha bisogno di presentazioni. Anche chi non si interessa di atletica sa che si tratta di un campione decisamente unico nella storia dello sport olimpico e non solo.
Nato il 21 agosto 1986 a Sherwood Content un piccolo villaggio di circa un migliaio di abitanti in Giamaica.
Si appassiona fin da piccolo al cricket e corre veloce.
Una volta iscritto alla William Knibb Memorial High School, al suo allenatore sono subito evidenti le sue abilità di velocista e viene indirizzato verso l’atletica leggera.
È all’età di 14 anni che conquista i primi fan correndo alla velocità della luce; nel 2001 vince la sua prima medaglia d’argento in un campionato del liceo correndo i 200 metri.
A 15 anni, Bolt si affaccia sulla scena mondiale: ai Campionati del Mondo Junior del 2002 a Kingston, in Giamaica, vince i 200 metri.
La più giovane medaglia d’oro juniores mondiale.
Usain Bolt che con le sue gesta impressiona il mondo dell’atletica, che gli affibbia il soprannome “Lightning Bolt“.
È chiaro ormai a tutti che quel ragazzino ha le carte giuste per entrare a far parte della storia dell’atletica e che con le sue lunghe gambe veloci può battere record a livello mondiale.
Nel 2004 Bolt viene scelto come membro della squadra giamaicana, nonostante un fastidioso infortunio al bicipite femorale, per le Olimpiadi di Atene, viene eliminato al primo turno dei 200 metri.
Ma si rifà subito dopo, raggiungendo il vertice delle classifiche mondiali tra il 2005 e il 2006.
“Quando ho cominciato a correre , il mio coach mi ha fatto una testa così: prima di imparare a vincere devi imparare a perdere. Ho capito con gli anni cosa volesse dire. All’inizio non vincevo una gara. E mi dicevo: sono nel posto sbagliato? Invece imparare a perdere vuol dire imparare a lavorare di più. Fino al giorno in cui cominci a vincere”
Nel 2007 batte il record nazionale di 200 metri e guadagna due medaglie d’argento ai Mondiali di Osaka, in Giappone.
Alle Olimpiadi di Pechino, nel 2008, vince la gara dei 200 metri e corre in scioltezza anche i 100 sbaragliando tutti:
è suo il record del mondo con 9,69 secondi.
Alle Olimpiadi del 2012, tenutesi a Londra, si ripete: dopo i 200, ottiene la sua quarta medaglia d’oro olimpica nella gara dei 100 metri maschile, con un tempo di 9,63 secondi, nuovo record olimpico.
Conquista di nuovo il titolo mondiale dei 100 metri l’11 agosto 2013, dopo che aveva perso lo stesso titolo nel 2011.
Nel 2014 stringe una relazione con la modella Kasi Bennett, fino ad arrivare a pronunciare il “fatidico Sì”, nel settembre 2016.
Nel corso del 2015 ha qualche problema fisico che condiziona il suo rendimento, ma riesce comunque a vincere i 100 metri nella gara di celebrazione dei Giochi Olimpici di Londra.
E’ stato il primo uomo nella storia delle Olimpiadi a vincere, nel 2008, sia i 100 che i 200 metri realizzando tempi record.
Quattro anni più tardi, il velocista giamaicano è stato il primo atleta a riuscire a vincere due medaglie d’oro in due Olimpiadi consecutive ed il primo uomo nella storia a raggiungere tre record del mondo in un unico appuntamento dei Giochi Olimpici.
Nell’arco della sua carriera sportiva, ha collezionato ben 8 ori olimpici e 11 mondiali.
Avrebbe concluso la sua carriera in bellezza ai Mondiali di atletica del 2017, arrotondando a 20 il numero di medaglie d’oro, invece avrà luogo quello che verrà poi definito “finale di carriera da incubo” per lui: alla staffetta 4×100, a causa di un crampo al quadricipite della gamba sinistra Usain si bloccherà clamorosamente ad un soffio dal traguardo.
Nonostante la delusione finale, senza smentirsi, si rialza in piedi e chiude l’ultima gara, ancora una volta, con il sorriso. I compagni di squadra, attribuiscono la causa dell’infortuni alla lunga attesa prima della gara, per cui gli atleti avrebbero perso il loro riscaldamento.
Chiude dignitosamente la sua carriera nel 2017 con un bronzo alla sua ultima gara sui 100 m.
Consapevole di aver vinto tutto ciò che si potesse vincere, a soli 31 anni, abbandona l’atletica e si dedica al calcio: accarezza il suo sogno di diventare un calciatore del Manchester United, la sua squadra favorita da tifoso.
Nel 2018 debutta con lo Strømsgodset, in una partita amichevole contro l’Under 19 norvegese, ma la squadra ne esce sconfitta per 1-0.
“Dove posso arrivare? Non lo so, ma ci provo sempre.”
A lui si ispirano milioni di atleti…
Amatissimo nel suo paese, ma ammirato in tutto il mondo per il suo carisma allegro, per l’inconfondibile “falcata”per la simpatia e la forza di volontà che l’hanno portato a vincere. Un superuomo le cui scarpette hanno fatto scintille sulla pista, ma che non ha mai sognato altro, oltre allo sport, e a godersi la vita ora che è diventato una leggenda al pari di Pelè o Michael Jordan.
Il suo gesto finale è imitato da molti ragazzini in tutto il mondo e da mille e mille atleti….
le sue imprese vengono ricordate sui social ogni giorno che a riguardale anche se sai come vanno a finire ti vengono i brividi…
Bolt oggi è un dolcissimo papà…