Sono trascorsi 15 anni da quel giorno in cui pubblicasti la tua prima foto in un gruppo di runners.
Quant’eri felice di condividere quel momento?
Senza paura, senza vergogna sapevi che dall’altra parte c’era gente come te. Mostravi anima e cuore e la tua purezza coronava la tua nuova performance. Nessuno criticava, nessuno mugugnava, il tempo nessuno lo guardava.
Ogni commento era genuino, autentico, semplice e utile alla prossima persona che avrebbe fatto lo stesso tuo percorso, con il medesimo passo, sia in strada che in rete.
FACEBOOK ERA IL LUOGO PERFETTO.
Intanto gli anni passavano sotto i tuoi piedi, dietro i pettorali e tra le pagine dei social.
Nei gruppi era un fiorire di compleanni e complimenti, con gli eroici del lunedì e gli immensi della domenica sera…e tu, nel frattempo, foto dopo foto a tratti eri un grande, unico, il solo, e ormai eri da solo.
Così a un certo punto ti sei accorto che qualcosa era cambiato.
La tua bilancia, prima di tutto, la foto dove non sei più in tiro, tanto meno il tempo d’arrivo ma in generale te ne fregavi.
Ciò che ti ha fatto più pensare sono stati i giudizi, i silenzi, i consigli sprezzanti figli di una scontrosità nuova, inconsueta per quel luogo che non riconoscevi più come prima.
Oggi le critiche vengono da chi un tempo all’apparenza era come te e ora ha deciso di giudicare tutto ciò che fai, tutto ciò che posti, come ti vesti, come ti muovi e quanto spendi, dove vai e come ci vai.
Sono passati 15 anni da quella prima foto e hai capito che il mondo ormai non è più lo stesso.
Solo certa gente non è mai cambiata, quella indolente e scomoda nelle maratone che sia da spettatore o tra i campioni a cui romperà sempre i coglioni.
