Una vita dietro un pareo

“No no grazie, non mi serve nulla.”

“Dai amico, compra un pareo costa poco, sono del mio paese. “

“Ma ne ho preso già uno ieri da un altro ragazzo. “

“Dai se compri uno mio ti faccio prezzo buono. “
“Ok dai va bene, fammi vedere quello bianco.”

“Sono belli da dove vengono? “
“Io sono etiope, li stampano nella mia città e li vendo solo io qui al sud.”

Ogni giorno sulla spiaggia passano tanti ragazzi africani, vendono di tutto.

I tessuti di Karim l’etiope, sono diversi, le persone in vacanza, su questo tratto di costa italiana lo sanno e comprano bene da lui.

I teli che vende con i colori e le forme sono il suo mondo, lo stesso da dove viene, da dove è fuggito, veloce, con le sue lunghe gambe.

“Karim cosa facevi nel tuo paese?” “Amico io ho 24 anni, ho una figlia di due anni che non vedo da quando è nata, tu amico corri vero?”

Karim è sveglio, più di me sicuramente. Non ho capito cosa è passato sotto i suoi piedi.

“Tu corri amico, le tue scarpe sono molto belle, non ci dovresti venire qui sulla sabbia le rovini. “

“Ma no Karim, sono scarpe scariche, che ormai uso solo per passeggiare e non più per correre.”

Karim resta, con un’espressione sorpresa e incredula, mi chiede:

“Scariche amico mio? e che vuoi dire? scariche di cosa? nel mio paese sono nuove più di quelle che ci passavano al campo di allenamento.”

Il ragazzo mi racconta della sua vita da atleta in Etiopia, nello sguardo un bagliore. Gli occhi belli, veloci e teneri, color nocciola, con un taglio singolare e lunghe ciglia di antilope.

Siamo io e lui sulla spiaggia, intorno confusione e gente che grida. Karim ha trovato un cliente che parla la sua lingua, tra un italiano approssimativo e poco inglese, ci capiamo alla perfezione. Un vocabolario universale ci accomuna, lo sport non ha limiti in questo.

Siamo due compagni di squadra, alle prese con i racconti dei tanti traguardi tagliati e le strade che verranno.

Gli offro un gelato e mi racconta la sua vita di atleta e rifugiato.

I miei bambini mi osservano da lontano, incuriositi, si avvicinano e si mettono anche loro sotto l’ombrellone.

Karim è al centro, noi intorno ad ascoltare la voce della giovane Africa lontana. Si diverte a spiegare a Giulia e a Riccardo il lungo viaggio fatto per arrivare fin qui in Italia, come se le difficoltà e le avventure vissute fossero una favola per ragazzi.

Karim vanta un personale sulla mezza di 1h.04′, all’ultima maratona, corsa in Etiopia nel 2009, ha chiuso in 2h.10′.04
E’ un campione Karim, come non ne ho mai conosciuti.

“A 22 anni sono scappato dal mio paese. E’ stata una brutta storia e purtroppo c’è di mezzo la mia bambina Saida.”

“Che nome è Saida?”

Chiede incuriosita mia figlia.

Karim racconta che nel 2009 si era innamorato di una ragazza bellissima. Un’atleta anche lei, correva nella stessa pista dove si allenavano i ragazzi del suo piccolo paese.

Un’amicizia iniziata per caso. Lui le dava i consigli su una gara che avrebbero corso dopo pochi giorni e così iniziarono a frequentarsi e, ovviamente a piacersi.

Si chiama Farel, era una delle promesse del nuovo ciclo etiope. Su di lei la federazione aveva puntato molte speranze, era stata anche vista da un famoso osservatore di nuovi talenti italiano.

La loro passione, purtroppo, è stata più veloce delle loro tante gare.

Karim è sereno nel raccontarci la storia.

La tranquillità di un mondo lontano dal nostro, che si affranca dai dispiaceri e guarda avanti, perché altro non può fare.

La sua bellissima Farel ottiene il personale sui 10,000 e una mezza che era anche stata ripresa dalle tv e giornali nazionali in Etiopia.

Una delle migliori prestazioni, per un’atleta della sua età. Farel dopo le ultime due gare, resta incinta. Il loro amore, una sera dopo l’ultimo allenamento, segnerà per sempre la vita dei due atleti.

La voce di Karim è solida e dolce, racconta la sua storia velocemente, da una tasca laterale del suo zaino tira fuori 2 ritagli di giornale. Sul primo c’è lui, su un podio, dove viene premiato da un famoso atleta nazionale, dopo la vittoria alla maratona chiusa in 2h.10′.04.

L’altro pezzo di giornale è una bella foto a colori di Farel. Alta, capelli legati in una coda e tirati da treccine colorate con perline rosse.

Sotto c’è una scritta che riporta i suoi successi di esordiente.

Il loro piccolo paese non ha mai perdonato la gravidanza. La federazione ha provato a far capire alle famiglie che i due ragazzi avevano un futuro davanti, ma l’onta della loro rapporto, fuori dal matrimonio, non si poteva pulire se non separando i due per sempre.

La famiglia di Karim decide di far partire il loro figlio insieme ad un cugino, il lungo viaggio lo porterà prima in Libia e poi, dopo aver pagato oltre 1000 euro, riuscirà a sbarcare sulle coste italiane.

Il viaggio dei migranti, foto simbolo di Massimo Sestini

Karim non sa più nulla di Farel e tanto meno della sua piccola Saida.

Troppo giovane per imporsi su un sistema che regola la vita di tutti.

Accetta passivamente ciò che il gruppo comanda.

Il ragazzo è immobile, intorno ci sono i bambini, in un silenzio misto di curiosità e rispetto.

Solo l’innocenza di Riccardo spezza l’ordine di dolore.

“Ma non ce l’hai una foto di tua figlia? “

Karim guarda Riccardo e sorride come un bambino.

Con un buffetto sulla guancia lo saluta e gli regala una piccola bambolina di pezza.

“Sono i nostri porta fortuna, si chiamano Zaiilee, giocaci Riccardo io ne ho tanti, non li vendo, li regalo ai figli dei nostri connazionali quando riescono ad arrivare in Italia, servono a non far dimenticare loro, da dove sono partiti.”

Si alza, raccoglie i suoi teli colorati e riprende il sentiero di venditore ambulante.

Ci lasciamo i numeri di cellulare. Mi saluta con la promessa che verrà una mattina a correre con me.

Mi ha chiesto solo di prestargli le scarpe, le stesse che io uso per venire in spiaggia.

“Vedrai Marco, ti farò vedere cosa si potrà fare con le tue scarpe scariche. “

Non ho dubbi amico mio, la tua storia e la tua forza le faranno correre veloce.

Grazie per aver alzato i tuoi teli colorati e averci mostrato un pezzo del tuo mondo.

A presto Karim.

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso