E’ appena sorta l’alba a Philadelphia ed è il momento giusto per andare a correre. Attraversando una città che si risveglia pian piano. I saluti delle persone che ti conoscono; qualcuno ti regala un’arancia per recuperare la fatica. Un gruppo di giovani corre con te.
Uno scatto per concludere l’allenamento di oggi. Una lunga sequenza di gradini, fino ad arrivare – braccia al cielo – da dove si può ammirare la città. Apollo mi aspetta sul ring ed io sarò pronto
Quale lezione trarre da un “classico” come il film Rocky? La più banale è quella del sogno americano. Chiunque può avere l’occasione della vita, quel momento in cui – facendo il massimo – si può cambiare la propria situazione.
Se te lo meriti, alla fine l’occasione arriverà e potrai dimostrare a tutti ciò che, dentro di te sai già, ossia che il talento fa fatica ad emergere ma sai di possederlo.
Per un paradosso, la “rivendicazione” è quella di un bianco (povero), rispetto ad un nero (ricco e famoso) mentre, nella tradizione a stelle e strisce, è esattamente al contrario.
La vera lezione non è stata realizzare il film (di cui Sly ha scritto sia il soggetto che la sceneggiatura), quanto insistere – a costo di mandare tutto a gambe all’aria – affinché ad impersonare il protagonista fosse Stallone stesso.
Sua la rivalsa e sua la scommessa, benché, quanto a doti attoriali, non sia particolarmente predisposto. La genialità sta proprio nella circostanza che Rocky assomigli, piuttosto da vicino, al suo autore: un disperato, poco acculturato, pericolosamente vicino al baratro dell’inevitabile declino.
Nella sceneggiatura originale, il finale del film era molto più sofferto. Rocky, giunto ad un passo da una possibile vittoria, non è in grado di concepire un destino diverso da quello che era stato scritto nelle sue stelle, per cui “abbandona”, rinunciando ad ogni possibilità concreta di una ipotetica vittoria perché cambierebbe totalmente la vita. Una vita che, seppur grama, è quella alla quale si è oramai abituato.
Nella versione poi nota a tutti, invece, Rocky arriva, in piedi, fino al conteggio finale ed il suo destino è, comunque, destinato a cambiare grazie ad una nuova variabile: perde ma sa che, in futuro, potrebbe anche vincere se continua a lottare.
Nessuno “arriva” mai del tutto. Se, però, “resti in piedi” – a dispetto delle previsioni – sei certo di avere ancora molta strada che puoi percorrere, impegnandoti a farlo.
L’occasione è rilevante ma, ancora prima, è importante l’impegno. Quest’ultimo è necessario a noi stessi mentre l’”occasione” serve a misurare l’impegno con gli altri. Se abbiamo dato il massimo “noi” siamo proprio “noi” e tutti capiranno che, domani, potremmo anche vincere a dispetto di ogni previsione.
Una metafora della vita e della corsa. Un’altra corsa sulla scalinata, per guardare il mondo dall’alto.
[Colonna sonora: Bill Conti, Gonna Fly Now; Survivor, Eye of the Tiger; Survivor, Burning Heart; Vince DiCola, Training Montage]