Il coraggio di non mollare Claudia lo conosce da sempre.
Classe 1970, figlia maggiore di sei fratelli, nasce in una famiglia colombiana dalle umili origini.
Con tutti gli sforzi possibili Claudia, con il sostegno della famiglia, riesce a laurearsi in Finanza, Governo e Relazioni internazionali in Colombia.
E’ determinata Claudia: ottiene un dottorato di ricerca in Scienze Politiche presso la North Western University di Evanston in Illinois con il quale riesce a sostenere l’iscrizione a un master in Amministrazione pubblica e politica urbana presso la Columbia University di New York.
Claudia inizia una collaborazione di consulenza con le Nazioni Unite e torna nella sua città di origine, Bogotá, dove inizia la carriera di giornalista scrivendo per diversi mezzi di comunicazione del paese.
E’ un paese in forte fermento la Colombia di fine anni 90 e Bogotá ne è la cartina di tornasole anche agli occhi della diplomazia internazionale.
Claudia, dai tempi della scuola è impegnata civilmente e politicamente e la sua fermezza non sfugge al candidato Sindaco di Bogotá, Enrique Peñalosa che le affida l’incarico di segretaria dell’Azione Sociale quando ottiene il suo primo mandato dal 1998 al 2001.
Seguirà un secondo mandato quando Peñalosa sarà nuovamente rieletto Sindaco di Bogotà a pieni voti nel 2015 per il quadriennio 2016-2019.
Il nome di Claudia comincia a farsi notare quando, con forte risalto mediatico attraverso le colonne dove scrive, denuncia, con un’articolata inchiesta, la complicità tra i gruppi paramilitari delle FARC e alcuni membri del Parlamento Colombiano.
Una denuncia che non risparmia nemmeno i proprietari del gruppo editoriale dove scrive, la cui testata de El Tiempo, le concede libertà d’espressione ma al tempo stesso, avvalendosi del diritto di replica, definirà il suo “fuoco amico” una chiara lettera di dimissioni.
Il suo pubblico licenziamento nell’ottobre 2009 diventerà un caso nazionale che spaccherà in due i colombiani divisi tra diritto di verità che tutto il paese e anche la politica da troppi anni invoca e diritti reali destinati a gravi conseguenze.
La sua diventa una voce davvero troppo scomoda in un paese che ha cercato da sempre, soprattutto agli occhi di un tribunale economico-politico internazionale, di debellare in tutte le maniere, anche quelle meno chiare e limpide, un passato di corruzione, narcotraffico e stragi quotidiane.
Claudia è minacciata di morte e d’esilio
L’odio e la riluttanza nei suoi confronti arrivano sia da destra sia da sinistra perché le denunce hanno nomi e cognomi talmente importanti come quello del Presidente colombiano Alvaro Uribe Velez, che la López definisce senza mezzi termini “una sanguisuga venuta dalle fogne”.
Nel 2011 il tribunale assolverà la López dalla denuncia presentata per diffamazione, anche dall’ex Presidente Ernesto Samper che l’aveva citata in giudizio perché accusato dalla giornalista di essere collegato alla mafia.
Nel 2014 Claudia López viene eletta al Senato con il Partito Verde e conosce la senatrice Angelica Lozano.
Claudia e Angelica si innamorano.
Eppure il loro amore, limpido e alla luce del sole come solo i grandi amori sanno essere, è tacciato di essere “in violazione di legge”: un avvocato le cita in giudizio poiché non è consentito ai membri del Congresso in Colombia che hanno un’unione legale, essere membri dello stesso partito.
Claudia sosterrà che tale norma non è applicabile alla “sua” coppia, poiché mantengono un fidanzamento e non un’unione coniugale come invece desidererebbero ma, ancora non ammessa in Colombia.
E così Claudia e Angelica trovano, insieme all’amore, la forza di portare avanti una battaglia di civiltà: far riconoscere le unioni civili che diventeranno possibili dal 2016.
Nello stesso anno il Presidente Juan Manuel Santos sancisce gli accordi di pace con i gruppi paramilitari delle Farc ma Claudia non conosce diverso riscatto per il suo paese che non sia basato sulla verità e dichiarerà:
“non si può essere dolci contro corrotti e gruppi paramilitari”
Bogotá è la città dove nasce, cresce, studia, dove s’impegna nel sociale, dove scrive, denuncia, dove si difende dalle accuse, dove trova l’amore, dove lotta per il riconoscimento del suo amore e di tutti quelli che si amano.
E’ una città difficile Bogotá: sulla linea dell’equatore con i suoi 2640 mt di altitudine, conta ben nove milioni di abitanti su una superficie superiore di solo un terzo rispetto a quella di Roma.
La mobilità della capitale colombiana sul finire degli anni novanta è un delirio: quasi totalmente privata, da un capo all’altro della città s’impiegano anche oltre 10 ore.
Uno dei maggiori problemi della città è il traffico, non ha sistemi efficienti di trasporto pubblico e non c’è una sola linea di metropolitana.
L’inquinamento è aggravato anche dall’altitudine con temperature miti che variano tra 6 e 22 gradi per tutto l’anno e dove la nebbia, persistente con una media di 220 giorni l’anno, non aiuta a disperdere gli inquinanti che soffocano la città stretta com’è anche dalla cordigliera delle Ande.
Non c’è tempo da perdere e il sindaco in carica Enrique Peñalosa (1998/2001) avvia la realizzazione di un sistema di trasporti di superficie di massa chiamato Transmilenio.
Un progetto ambizioso che deve coniugare un rapido intervento a soluzione dei problemi esposti alla sostenibilità economica dell’investimento, perché la città non può più aspettare ma nemmeno permettersi di sostenere faraoniche progettazioni di reti metropolitane.
Sottraendo spazio al mezzo privato, Transmilenio traghetta la città nel nuovo millennio.
Claudia López segue sul campo il progetto: la sua vocazione personale e politica con il Partito Verde non accetta compromessi alla lotta all’inquinamento e in difesa dell’ambiente.
Inoltre Claudia López, dalla segreteria dell’Azione Sociale che il Sindaco Peñalosa le ha affidato, sente forte che non c’è riscatto tra la popolazione meno abbiente se questa non è messa nelle condizioni di raggiungere efficacemente ed economicamente un posto di lavoro.
In pochi anni il progetto è operativo e l’opera Transmilenio viene consacrata all’olimpo delle progettazioni come risolutiva in così pochi anni di un atavico problema di trasporti pubblici e di traffico perennemente congestionato.
La rete Transmilenio conta oggi 9 linee e ben 114 stazioni distribuite in tutta la città in servizio dalle 04.00 alle 23.00 come fosse una metropolitana su gomma, ma di superficie.
Nel 2012 al Sindaco Peñalosa succede il neo eletto sindaco Gustavo Francisco Petro.
Petro, classe 1960, figlio di agricoltori, ex membro del gruppo rivoluzionario M-19, il cui scopo era quello di aprire alla democrazia in Colombia, evolutosi poi nel partito dell’Alianza Democratica, fonda il movimento progressista social democratico “Progresistas” con il quale si presenta candidato alla carica di sindaco di Bogotà.
Gustavo Francisco Petro il 1° gennaio 2012 eredita dall’uscente Sindaco non solo l’opera Transmilenio.
Infatti, nella precedente consiliatura, Enrique Peñalosa, aveva rafforzato e sostenuto lo sviluppo di un’interessante iniziativa popolare divenuta ufficiale nel lontano 1995 con il sindaco Antanas Mockus: la ciclovia
Nata come una protesta da parte di un gruppo di cicloattivisti, il 15 dicembre 1974 l’organizzazione Pro-Cicla chiede agli abitanti di Bogotà di scendere in strada a riappropriarsi dello spazio urbano diventato ad uso esclusivo delle automobili.
L’evento coinvolse migliaia di persone e il dipartimento dei trasporti della città intervenne a supporto della manifestazione chiudendo al traffico due grandi arterie della città.
Il 7 giugno del 1976 l’amministrazione di Bogotà deliberò l’istituzione della Ciclovìa, rendendo permanente la manifestazione in ogni giorno festivo dell’anno e iniziando, contemporanemente, lo sviluppo delle “ciclopistas”, corsie ciclabili permanenti destinate al solo transito in bicicletta.
Dai 20 chilometri iniziali, sotto la consiliatura di Gustavo Francisco Petro la CicloVìa si svilupperà fino a dedalo di ben 120 chilometri di viali chiusi interamente al traffico e dedicati alle attività all’aria aperta.
Liberata dal traffico, la strada torna ad essere uno spazio inclusivo e di relazioni sociali.
Sono due milioni gli utenti che “disfruten” la CicloVìa non solo per percorrerla in bicicletta.
Numerose sono le manifestazioni pubbliche e gratuite a corredo dell’evento settimanale: corsi di yoga, lezioni di ballo, corsi per andare in bicicletta, jogging, corsi di running e pattinaggio.
Contestualmente l’amministrazione cittadina guidata dal Sindaco Petro, tra il 2012 e il 2015, svilupperà un piano ciclabile di ben 300 km portando a 400.000 gli spostamenti al giorno compiuti in bicicletta a Bogotà.
Alla 13^ Conferenza nazionale sul “Mobility Management e la mobilità sostenibile” tenutasi a Bologna dal 23 al 24 maggio del 2013, a un anno dal suo insedimento, viene invitato a partecipare proprio Gustavo Francisco Petro.
L’invito non è casuale, il suo è un “case studio” utile a molti amministratori pubblici italiani per capire come l’amministrazione della sua città, sotto la sua guida, sia riuscita a far digerire, non senza problemi, un piano di ciclabilità così ambizioso, intensivo e che ha sottratto intere corsie e strade all’automobile privata il cui utilizzo è ancora così largamente diffuso in città.
La risposta di Gustavo Francisco Petro dal palco non lasciò spazio all’ambiguità o al compromesso:
”UN PAESE E’ SVILUPPATO NON QUANDO I POVERI POSSEGGONO AUTOMOBILI, MA QUANDO I RICCHI USANO MEZZI PUBBLICI E BICICLETTE”
Non solo bici.
La conformazione geografica di Bogotà e la sua particolare posizione altimetrica rappresentano uno dei principali ostacoli allo sviluppo di un efficace sistema di trasporto pubblico con i quartieri più periferici della città che sia realmente alternativo al mezzo privato.
Dove la cordigliera delle Ande segna il sud della città si trova il popoloso quartiere Paraíso.
L’instituto dello Sviluppo Urbano viene incaricato di procedere ad una rapida ricognizione e avvia l’acquisto di 175 aree di proprietà poiché il dipartimento dei trasporti ha un’intuizione:
collegare con un efficace sistema i 700.000 abitanti del quartiere Paraíso situato a 2824 mt di altitudine.
Dove non è potuto arrivare TransMilenio con i suoi bus arriveranno le cabinovie del TransMiCable.
Le aree di posa dei piloni si integreranno in nuovi spazi pubblici tanto da dar vita a un sistema diffuso di aree pedonali e di socializzazione nelle zone più povere della città. La costruzione, iniziata il 12 settembre 2016, verrà inaugurata il 27 dicembre 2018 dal rieletto sindaco Enrique Peñalosa, al suo secondo mandato.
La TransMicable con 163 cabine da 10 posti e le sue quattro stazioni, lungo un percorso di 3,34 km, collega oggi, alla cadenza di una cabina ogni dieci secondi, la periferia sud della città a 2900 metri d’altitudine alla stazione di scambio in città con il TransMilenio a Portal Tunal a 2700mt.
Il 27 Ottobre 2019 Claudia López viene eletta sindaca di Bogotá, succedendo al secondo mandato di Enrique Peñalosa che vent’anni prima l’aveva voluta nel suo staff come segretaria dell’Azione Sociale della città.
¡Te amo mi Angelica divina! ¡Gracias por existir y por amarme siempre.
Il 17 dicembre 2020 Claudia e Angelica si sposano, con la gioia, le foto e le celebrazioni di ogni coppia che si ama.
Il 1° gennaio 2020 Claudia, neo eletta Alcalde Mayor de Bogotà, in sella alla sua bicicletta attraversa la Plaza Mayor di Bogotà, Plaza de Bolívar, e varca la soglia del Palazzo Liévano, sede del’ufficio del Sindaco della città.
Il suo programma elettorale è ben definito e si basa su pochi punti fermi:
lotta al lavoro minorile, diritti delle minoranze, aiuti occupazionali alle persone con più di 45 anni e l’avvio delle gare relative a un progetto per la città, iniziato da Peñalosa e che Claudia ha molto a cuore, la metropolitana, che a Bogotà manca del tutto.
Si tratta dell’opera più importante del piano di infrastrutture della Colombia, denominato “Las Joyas de la corona” una commessa che vale 4.3 miliardi di dollari americani alla quale parteciparanno consorzi temporanei d’impresa formati dai maggiori gruppi internazionali, dalla Cina alla Corea, dalla Spagna, la Germania, la Francia infine l’Olanda.
Eppure c’è una linea sottile lunga 9000 km che unisce Bogotà a Roma.
Lo scorso agosto (2020) le FS Italiane, attraverso la loro società d’ingegneria ITALFERR, si sono aggiudicate la commessa con il Consorcio Supervisor PLMB di cui Italferr fa parte con una quota di partecipazione del 25%. Ad ITALFERR è affidata la supervisione dei lavori della Linea 1 della metropolitana di Bogotà che prevede la realizzazione di 24 chilometri di linea metropolitana con 16 stazioni e tratte in sotterranea.
L’inizio dei lavori è previsto per la fine del 2022 e sarà completata entro il 2027.
Un progetto fluido e leggero che diventerà un’icona rappresentativa della città, come lo è la metropolitana sopraelevata di Chicago.
Claudia si trova però subito dopo il suo insediamento a dover gestire una città, con una altissima densità di popolazione, alle prese con la pandemia da Covid-19.
La reazione è immediata: i sistemi di trasporto vanno subito al collasso e non possono garantire il necessario distanziamento sociale, la città non può permettersi di aprire indiscriminatamente al traffico privato e incrementare l’inquinamento.
Claudia López già il 16 marzo 2020, per evitare il diffondersi della pandemia e scongiurare il ristagno degli inquinanti, che studi dimostravano essere correlati alla diffusione del virus, chiude al traffico ulteriori 117 km di strade per destinarle alla ciclabilità che vanno a sommarsi ai 550 km di piste ciclabili già presenti in città.
Ma la sua visione non si ferma qui.
Il primo giugno 2020 annuncia l’avvio della realizzazione della prima autostrada per le biciclette che consentirà spostamenti rapidi lungo l’asse della linea principale del TransMilenio tra El Portal Tunal, la stazione del TransiMiCable e la Calle 170.
Ha molto coraggio e determinazione Claudia López che non ha mai temuto il giudizio, nella vita privata come in quella pubblica del il “miedo escénico”, la paura del palcoscenico, dell’esposizione, dell’estreño, dell’esordio davanti al pubblico che metteva in soggezione il saggista colombiano e premio nobel Gabriel Garcia Marquez:
“«Essere una donna non è un difetto, essere una donna di carattere non è un difetto, essere lesbica non è un difetto, essere una ragazza di una famiglia modesta non è un difetto o un problema»
Claudia López, Sindaca di Bogotà.
Oggi Bogotá che un detto popolare definisce “2600 metros más cerca de las estrellas” (2600 metri più vicina alle stelle) rappresenta una delle stelle più luminose tra le capitali internazionali, di quelle che, nella notte buia che stiamo vivendo, segneranno ai marinai più coraggiosi la rotta verso cui indirizzare la prua per traghettare le nostre città fuori dalla tempesta, verso le calme acque di un porto sicuro, più a misura d’uomo.
Marcello Perotta per StorieCorrenti 2021