Questo è il ricordo di Ale, un amico, un atleta appassionato che ha vissuto una vita troppo breve ma colma di amore.
Un amore che ha saputo infondere a chiunque gli stesse accanto.
Oggi questo amore è ancora tra noi ed è lo stesso che i suoi amici più stretti portano tra le tante gare in Italia e nel mondo.
Ieri, alla corsa de Noantri, il giorno dopo il compleanno di Ale Zulu – come lo chiamavano i suoi amici – tanti di loro hanno corso con un cuore spillato sul petto in segno di quell’amore che ancora oggi fa battere tanti cuori in sua memoria.
Questo è il ricordo appassionato è pieno di gioia di una sua grande amica, Margherita Minore, Nik – come la chiamava Ale.
“Ale Zulu. Innanzitutto è un amico. Un gigante di 1.86 che mi ha insegnato ad amare correre all’alba.
Io che guai a staccarmi il cuscino dal viso.
Che mi ha portato in giro per la città facendomi scoprire strade vicoli ponticelli fontane chiese.
Che mi prendeva per mano sulla salita del Pincio, quella sua mano grandissima e sudata, e mi diceva daje Nik ti porto io andiamo insieme.
Lui era così. Non c’era gara in cui non si fermava ad aiutare qualcuno che era rimasto indietro.
Lui non correva per fare il tempo. Lui amava correre.
Amava i Ramarri. Amava la sua famiglia. Amava i suoi amici che erano tantissimi. Amava il suo lavoro.
Orgoglioso di indossare quell’uniforme piena di gradi di medaglie di riconoscimenti per tutte le missioni che aveva fatto in giro per il mondo.
Lui l’ordine la regola la disciplina la concentrazione, io l’assoluta sregolatezza il cavallo selvaggio l’inafferabile.
Era la Corsa dei Santi del 2015 quando ho conosciuto Ale Zulu, ero in difficoltà, mi si è messo accanto e mi ha parlato, e quando ho recuperato si era già fermato ad aiutare Luisa.
Da quel giorno è diventato il mio migliore amico.
Ale era così. Non gli piaceva l’idea che il mio soprannome fosse Nikita ispirato al personaggio di Luc Besson.
Lui preferiva chiamarmi Nik, come la Nike di Samotracia diceva, diceva che era quella la vera immagine che mi rappresentava.
E correva correva, e correvamo e correvamo, e parlavamo e ridevamo e discutevamo, sognava di correre la Maratona di Firenze, ma ovviamente l’infortunio dell’ultimo momento glielo impedì.
Preparó Roma l’anno dopo. Ma in gara stette malissimo ma nonostante tutto riuscì a chiuderla, era così emozionato e felice.
Mi ripeteva sempre la maratona la corri con te stesso, devi fare i conti con te stesso per quarantadue km, ti ami ti odi ti sfidi, non pensare mai di correrla con qualcuno, conta solo su te stesso e preparati per questo.
Ale sorrideva sempre. Sempre. E c’era. Per tutti. Sempre. Amava la vita con l’entusiasmo di un bambino. E lo potevi leggere nei suoi occhi.
La sua ultima notte è durata undici mesi. Durante i quali ha continuato a parlarci in silenzio, tenendoci ancora uniti, insegnandoci ancora l’amore per la vita per la famiglia per la corsa, perché alla fine Ale combatteva in guerra ma amava la pace, amava la vita.
È stata dura. Per tutti. Ma solo una cosa potevamo fare. Continuare a correre ed a divertirci. E non con il pensiero di farlo per l’io che non c’era più ma di continuare a farlo con lui che c’è ancora.
E quando c’è una maratona da fare quando c’è una gara difficile da affrontare, Nik indossa la canottiera di Ale Zulu ed insieme vanno, ed ogni tanto lui le allunga la mano e la tira e le dice ancora Daje Nik non si molla.”
Grazie Margherita, non mollare , e non molliamo, per Ale e per chi non si arrende mai.
Nella foto di apertura con Margherita ci sono i suoi migliori amici Vittorio, Giancarlo e Domenico, erano alla gara di ieri per festeggiare insieme il compleanno di Ale.
Un gesto da campione di amicizia lo ha fatto Vittorio, il secondo da destra, il quale ad Aprile ha corso la marathon des sables per Ale, l’ha dedicata a lui, portando nel marsupio la sua maglietta arrotolata ….
Come oggi del resto!