The Social Dilemma risolto, almeno per oggi

All’indomani dell’uscita su Netflix ho visto il docufilm The Social Dilemma, due volte.

Ne scrivo alcune riflessioni solo oggi dopo aver provato, sotto le mie dita, con una rinnovata consapevolezza, ciò di cui si parla con maestria e capacità critica nel film prodotto dalla piataforma americana.

…non ne veniamo più fuori” è stato il primo pensiero anche dopo la seconda visione, e scommetto che andrei avanti così all’infinito.

The Social Dilemma ti porta nella tana del bianconiglio, dove gli ingegneri che hanno cambiato la vita di un intera generazione ti raccontano nel dettaglio cosa sono stati in grado di fare.

Ma non è la creatività, la tecnologia, le connessioni e le utilità di tutte le più belle applicazioni create ad affascinare lo spettatore, bensì le conseguenze sociologiche scaturite e che sono dentro di noi e le viviamo e le subimo da anni.

Ricordo come fosse ieri la frase che campeggiava sulla home page di Facebook nel settembre 2008 quando iniziò per me la vita nel social più grande del mondo

“è gratis e lo saprà per sempre”

E solo ora tutto torna, perché come dicono gli ingegneri nel film, se usi un prodotto che non stai pagando è perché il prodotto sei tu.

Bello no?

Le analisi che vedrete nel docufilm basteranno a farvi dire che non ne veniamo più fuori. Che tutto quello che viviamo da oltre un decennio nel mondo dello sport, del lavoro, del commercio, degli affetti è stato ampiamente influenzato da servizi che non molliamo neppure prima di andare a dormire.

Nel 2008 i social volevano “solo” mettere in contatto la vita di tutto il mondo condividendone ogni istante.

Il passo successivo compiuto dalle grandi corporate è stato acquistare altri servizi fino alla integrazione totale creando servizi messaging senza confini.

A noi non è restato altro che cadere nella rete, vivendo ogni momento della giornata come se le chat, le app, le bacheche fossero più vere del vero, fino a mettere talmente tanti dati a disposizione di algoritmi perfetti che oggi sanno decidere con precisione matematica ciò che vorremo fare domani.

The Social Dilemma è come Morfeus di Matrix e tu ti sei Neo davanti alla pillola azzurra quando, nel frattempo, hai ingoiato la rossa che ti ha rilevato la struttura della matrice.

La prima reazione è l’oblio, la voglia di scappare dalla tana del bianconiglio. Ma poi resti seduto a guardare lo schermo, non vuoi leggere le notifiche, ti convinci che sei più forte di tutti, ma non è vero sei debole, e assecondi l’istinto.

Sblocchi il tuo smart phone e scopri che non hai alcun messaggio, 90 minuti di film senza interazioni, incredibile.
Allora reagisci e ti convinci che c’è speranza e non resta che entrare nel network e cambiare lo stato con una frase che riassume il tuo stato: cercatemi in strada, corretemi dietro.

Dilemma risolto, per oggi.

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso