“The Dawn Wall” e come imparare a non arrendersi mai

Pochi giorni fa su Netflix mi sono imbattuto in un film che avevo dimenticato dalla sua uscita nel 2018.

L’immagine di un uomo con la maglietta rossa appeso ad una parete rocciosa era l’ultima imagine che ricordavo ed è da lì che ho ripreso a seguire l’incredibile vita dello scalatore statunitense Tommy Caldwell.

Il Film si intitola The Dawn Wall e narra la vicenda umana e sportiva di due atleti Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson e di quando hanno progettato e realizzato la salita Dawn Wall nel Parco Nazionale di Yosemite nel corso di sei anni di studio e tentativi.

Il compagno di scalta Kevin Jorgeson

Dawn Wall Il Dawn Wall è una sezione della parete sud-est della formazione rocciosa denominata El Capitan. Questo, a sua volta, è la più grande formazione rocciosa nel luogo più rinomato degli USA per le grandi pareti rocciose: la Yosemite Valley.  (fonte verticalife.it)

La salita in sé è piuttosto lunga, quasi 1000 metri in 32 “tiri” (o sezioni)

La scalata è durata 19 giorni e tutto è allo stremo, dalle tecniche di arrampicata alle riprese fatte giorno e notte. Non potendo usare i droni, vietati nel parco, la troupe ha dovuto allestire un grande triangolo di corde sui 900 metri di parete, lungo i quali muoversi ed appendersi per riprendere le fasi dell’arrampicata.

Il Free climbing (arrampicata libera) è una forma di arrampicata in cui la progressione su una parete di roccia si ottiene solo utilizzando le proprie abilità e forza fisica. Significa che state arrampicando a diretto contatto con la roccia, senza nessun equipaggiamento artificiale necessario per la progressione (come staffe, cliffhanger, copperhead etc..). Tommy e Kevin utilizzavano esclusivamente corde passanti in chiodi e ganci attaccati alla roccia (a volte inseriti con un trapano). (fonte verticalife.it)

L’impresa è di sicuro eccezionale, anzi è stata riconosciuta come la salita più difficile del mondo, nonché la salita del secolo.

Ma ciò ha più fatto riflettere durante i 100 minuti del film è stata la vicenda umana di Tommy, dall’infanzia e il rapporto con un padre che ha usato le avversità della montagna per formare il carattere del figlio.

La storia d’amore con Beth Rodden incentrata sulla passione per l’arrampicata libera e funestata dal loro rapimento da parte di un gruppo di guerrglieri in Kirghizistan, nel 2001, nel corso di una spedizione al “Muro Giallo”, nella valle di Kara Su.

Ma la testa di Tommy è dura come la roccia e supera tutto anche l’incidente domestico dove si è tagliato accidentalmente il dito indice della mano sinistra con una sega da banco. Contro ogni pronostico invece attraverso un periodo di riabilitazione e di successivo adattamento dell’allenamento ritorna a scalare ai livelli pre-incidente.

Si è adattato, ha imparato a usare meglio le altre dita. Ha capito che i sei anni di studio di quella parete dovevano essere una rinascita personale. L’amicizia con Kevin, in 19 giorni su un muro si è saldata per sempre e ha alimentato una forza che li ha portati fino alla cima.

Ma sono tante le letture della vita di questo campione e merita una serata appesi alla parete del El Capitan nello Yosemite Park

Buona visione

Marco